poliziaSarebbero oltre 30 gli indagati e una quindicina gli arresti ed i fermi della Polizia di Stato fra l’Italia e gli Stati Uniti per effetto dell’operazione che ha consentito di smantellare un’organizzazione internazionale specializzata nel narcotraffico. L’indagine, coordinata dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria insieme a quella di New York, avrebbe ricostruito vecchie e nuove alleanze criminali–mafiose, confermando il ruolo autoritario e di leadership di famiglie della ‘ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti.

I magistrati di Reggio Calabria, il Procuratore Capo Federico Cafiero de Raho e il Procuratore Aggiunto Nicola Gratteri, hanno ricostruito, grazie alle indagini della Polizia di Stato, le proiezioni internazionali della ‘ndrangheta.

I dettagli dell’inchiesta saranno resi noti nel corso di una conferenza, prevista alle 10.30 presso la Procura Nazionale Antimafia, dai magistrati italiani e di New York insieme ai vertici del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Questura di Reggio Calabria, del Fbi e dell’ Homeland Security.

Il nome in codice dell’operazione è Columbus. Il 12 ottobre scorso, infatti, giorno del Columbus Day, investigatori della Polizia di Stato e dell’Fbi hanno atteso in un porto degli Stati Uniti il primo carico di cocaina. Proveniente da un porto del Centro-America, la droga era destinata alla “piazza” di New York e a quelle europee. Broker del traffico, un incensurato calabrese, titolare di una pizzeria nel quartiere del Queens.

L’uomo, già arrestato nei giorni scorsi, è accusato di traffico internazionale di droga. Altri 2 arresti, nell’ambito dell’operazione Columbus della Polizia di Stato, sono stati eseguiti a New York. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati quantitativi di cocaina e marijuana, oltre 100.000 dollari, 6 pistole, un fucile.

Le persone arrestate sono una coppia di calabresi, marito e moglie, e il figlio, proprietari del ristorante “Cucino a modo mio”, nel quartiere del Queens a New York. Nel corso delle indagini, grazie a intercettazioni audio e video, la Polizia ha scoperto che il ristorante della famiglia era la base di copertura per il traffico di coca diretta a New York e in Calabria. In contatto con narcos sudamericani, la loro sponda calabrese sarebbe un cartello della famiglia degli Alvaro.