3 maggio – Mentre continua inesorabile la conta dei morti e il bilancio del terremoto devastante che ha colpito il Nepal cresce di ora in ora, siamo ormai a 8000 morti, arriva dal paese asiatico una notizia che ha il sapore della beffa: gli aiuti per il terremoto sono bloccati in dogana.
L’Onu ha chiesto al governo del Nepal di sospendere i controlli di dogana che stanno bloccando le consegne degli aiuti umanitari ai superstiti del devastante terremoto della scorsa settimana. Il capo delle operazioni umanitarie, Valerie Amos, ha detto che il Nepal ha il dovere di garantire un accesso più veloce agli aiuti: sono infatti moltissimi gli abitanti del Nepal che ancora non hanno ricevuto aiuti che si stanno ammassando nell’aeroporto di Kathmandu. Il rappresentante dell’Onu nel Paese, Jamie McGoldrick, ha detto che il governo nepalese “non dovrebbe applicare i controlli di dogana” normalmente applicati.
2 Maggio – Si sfiorano al momento i 7500 morti
Non si ferma, purtroppo, la conta dei morti in Nepal, dove esattamente una settimana fa un violentissima scossa di terremoto ha distrutto e devastato parecchie zone del paese. Il bilancio provvisorio al momento conta 7440 morti, secondo quanto reso noto dal ministero dell’Interno del paese asiatico. I soccorsi, nella sola giornata di ieri, hanno portato alla luce altri 50 cadaveri che si trovavano sotto le macerie della torre Dharaharam. La conta delle vittime però, è sempre più destinata a salire e a superare i 10.000 morti. Per quel che riguarda i nostri connazionali, sono ancora due i dispersi che l’unità di crisi della Farnesina sta cercando di rintracciare.
1° maggio – Oltre 2mila morti nel distretto più colpito, bilancio sale a 6.300
Sono almeno 2050 i morti nel remoto distretto montano nepalese di Sindhupalchowk, il più colpito dal sisma di magnitudo 7.9 del 25 aprile. La triste notizia è stata affidata a una nota del ministero degli Interni. Cresce ancora inesorabile il numero delle vittime accertate del sisma: sono 6.300 quelle accertate e i feriti sono quasi 14.000. La Croce Rossa ha intanto avvertito che nella zona dell’epicentro, nel Nepal centrale, vi è stata “praticamente una devastazione totale” e i sopravvissuti sono in una “situazione disperata”.
30 apr. – Ragazzo estratto vivo dalle macerie dopo 5 giorni.
Un ragazzo di 15 anni è stato estratto vivo dalla macerie di un edificio crollato durante il sisma di 5 giorni fa in Nepal. Lo ha reso noto il portavoce del ministero dell’Interno. Rimangono tre gli italiani di cui non si ha notizia, mentre i morti stanno per superare quota 5500.
29 apr – Non si ferma la cifra della triste conta dei morti in Nepal, colpita sabato scorso da una scossa devastante. Secondo fonti ufficiali sono 5400 le vittime accertate del sisma; ma il numero crescerà ancora, soprattutto quando finalmente i soccorsi saranno in grado di raggiungere quei posti impervi dove non è stato possibile effettuare sopralluoghi, viste le difficili condizioni della viabilità, sconvolta dal movimento tellurico. Intanto la polizia del Nepal cerca di contrastare il fenomeno dello sciacallaggio: sono state arrestare 13 persone nella capitale nepalese.
28 apr – 20.40 Le vittime del sisma che ha colpito il Nepal sabato scorso, sono quasi 5200, secondo quanto dichiarato da fonti del governo locale; si teme però che il numero di morti per tale tragedia possa addirittura raddoppiare.
28 apr. – Il governo del Nepal ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale mentre il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del devastante sisma del weekend è salito ad oltre 4400 vittime e quasi 8mila feriti. “Non siamo preparati ad un disastro di questa entità – ha dichiarato il ministro dell’Interno, Bam Dev Gautam – non abbiamo sufficienti risorse ad abbiamo bisogno di più tempo per portare aiuto a tutti”.
Per quanto riguarda gli italiani, 18 di loro sono stati rintracciati nelle ultime ore, ha annunciato oggi a Radio Anch’io il capo dell’Unità di crisi della Farnesina, Claudio Tafuri. Tafuri ha quindi ricordato che inizialmente risultavano segnalati nei siti del ministero solo otto italiani, poi “con il passare dei giorni abbiamo raggiunto e individuato sani e salvi oltre duecento connazionali”. Ora, ha precisato “stiamo concentrando le ricerche su una quarantina di nominativi che ci sono stati segnalati e che non rispondono alle nostre chiamate o non sono rintracciabili”.
Un primo gruppo di connazionali, ha poi reso noto, potrà partire dal Nepal tra stanotte e domani. Un secondo aereo rimpatrierà successivamente gli altri italiani. “Stiamo predisponendo dei voli per recuperare i connazionali in maggior difficoltà, uno di questi partirà già oggi, poi per il momento dell’atterraggio dipenderà dalle condizioni dell’aeroporto, della fruibilità dell’aeroporto, che è congestionato – ha detto – Speriamo possa avvenire già in serata odierna o al massimo nelle prime ore di domani, comunque tra stanotte e domani saremo già in grado di portare via un primo nucleo di connazionali”. “Un secondo aereo – ha poi aggiunto – è già in programmazione porterà questa volta anche degli aiuti, sarà più capiente e porterà poi il resto dei connazionali, che non sono tutti a Kathmandu e devono avere il tempo di raggiungere la capitale”. Infine la conferma dei quattro connazionali deceduti: “Quattro sono le persone che ci sono state segnalate come decedute o per dichiarazioni di compagni di viaggio o per visione diretta della tragedia”, ha affermato Tafuri.
A Kathmandu molte persone hanno trascorso ancora la notte all’aperto: l’elettricità è stata ripristinata solo in alcune zone ed è intermittente. Anche le scorte di cibo e di gas si stanno esaurendo nella capitale. “Noi siamo qui per strada, senza cibo e acqua e non abbiamo visto un rappresentante del governo da tre giorni”, ha dichiarato un uomo accampato per strada con la famiglia.
Se questa è la situazione nella capitale, ancora più è drammatica nei villaggi più remoti e più duramente colpiti del sisma nei distretti di Sindhupalchowk, Rasuwa, e Gorkha che sono ancora inaccessibili agli aiuti.
Everest – Continuano le operazioni di ricerca e soccorso sul monte Everest dove il terremoto ha provocato una serie di valanghe. “Abbiamo recuperato 14 corpi e tre saranno trasportati in aereo oggi”, ha detto il poliziotto Bhanubhakta Nepal. “Ancora non sappiamo quante persone siano morte in montagna – ha aggiunto – ieri abbiamo messo in salvo 205 persone”. Un portavoce dell’ufficio del turismo ha detto che si ritiene che almeno 20 persone siano rimaste uccise sulla vetta dell’Everest, mentre l’esercito indiano parla di 22 persone. Almeno mille persone che si trovavano al campo base sabato ora sono state messe in salvo, secondo quanto hanno postato sui social media.
27 apr. – 21,40 – Non solo migliaia di vittime: un patrimonio culturale andato in rovina
Non solo un enorme tributo umano. Il terremoto di magnitudo 7,9 che sabato ha devastato il Nepal ha provocato un danno al patrimonio culturale enorme che esperti d’arte e storici stanno cercando di valutare. In tutto il paese, templi storici e monumenti tradizionali sono andati in frantumi, spesso ridotti a non più di un cumulo di polvere.
Il rappresentante dell’Unesco del Nepal, Christian Manhart, ha detto alla Dpa che, in alcune parti del paese, il danno è ampio. Ma ha aggiunto che altri luoghi sono stati parzialmente risparmiati. “Nella storica piazza Durbar di Kathmandu, la maggior parte dei templi sono completamente distrutti, a Bhaktapur sono stati danneggiati più della metà, tra cui il Changunarayan. Stessa situazione a Patan”, ha detto Manhart.
Ci sono sette monumenti patrimonio mondiale dell’Unesco a Kathmandu, per lo più intorno a piazze. Tra questi la famosa torre di Dharahara, nota anche come Bhimsen Tower, che è stata quasi completamente rasa al suolo.
Il destino della torre di 62 metri – costruita nel 1826 da un primo ministro della dinastia Rana per l’allora regina – non è ancora chiaro, come per molti altri edifici. Ma la torre è sopravvissuta a un altro terremoto nel 1934, seppure ridotta da 12 a nove piani. “Dopo il terremoto del 1934 -ha detto Manhart – si è potuto salvare molto e le pareti sono state recentemente ricostruite. Quindi è probabile che molti siti possano essere ricostruite. Ma ci vorranno decenni e un sacco di soldi”. Tuttavia, ha aggiunto Manhart “dobbiamo ancora fare un bilancio sulla gravità dei danni, al momento una stima è difficile da fare perché internet e i telefoni ancora non funzionano bene”.
Alcuni luoghi sembrano comunque aver resistito alla forte scossa e alle successive repliche. “A Boudhanath, un famoso Stupa (un sito di preghiera buddista) non è stato distrutto, ma la copertura dorata sembra essere danneggiata”, ha detto Manhart.
27 apr. – 18,00 – Siamo purtroppo arrivati alla cifra di 4200 morti accertati a causa del terremoto avvenuto sabato scorso in Nepal. Si aggrava ulteriormente il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito il Nepal: secondo le ultime stime fornite dal ministero del’Interno, i morti sono 4.200, mentre i feriti quasi 7000. Le scosse hanno continuato a susseguirsi nella regione e da sabato se ne sono contate oltre 90.
Nel frattempo sono iniziate le operazioni di evacuazione degli scalatori bloccati sull’Everest dopo il terremoto che ha colpito il Nepal. Tre elicotteri, ha reso noto con un tweet l’alpinista rumeno Alex Gavan, sono riusciti a raggiungere i campi base 1 e 2 situati a oltre 6mila metri.
Il premier Sushil Koirala ieri ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale per “aiuto e sostegno”. “Riusciremo a superare questo momento, qualunque sarà il costo per farlo”, ha affermato, chiedendo ai connazionali in questo momento “di fare il possibile” per salvare vite umane.
“Molti dei morti sono bambini. Siamo sommersi dalle vittime”, ha affermato Pratap Narayan, del Teaching Hospital, che riunisce 12 ospedali nella capitale e nella valle di Katmandu. La regione è senza energia elettrica. Danneggiate le centrali idroelettriche.
Da parte sua l’Unicef ha lanciato l’allarme per i bambini che si trovano nelle zone colpite dal sisma. Secondo l’organizzazione, sono almeno 940mila i minori a rischio nella regione distrutta dal terremoto che hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente.
Inutile dire che il numero crescerà ancora, visto che i soccorsi non sono potuti arrivare in alcuni luoghi e secondo le dichiarazioni dell’associazione Ev-K2-Cnr, ci sono anche delle vittime inghiottite dai ghiacci nei crepacci delle zone più impervie dell’Everest.
Sono quattro adesso gli italiani morti nelle montagne del Nepal.
27 apr. – 12.36 – NEPAL: Fiorella Fracassetti chiama a casa, ‘papà sono viva’ le prime parole
“Papà sono viva”. Queste le prime parole pronunciate da Fiorella Fracassetti che queta mattina attorno alle 10 e 15 è riuscita a telefonare a casa. Contattato dall’Adnkronos, il padre della 39enne bergamasca rimasta bloccata a Kathmandu dopo il violento terremoto del 25 aprile non nasconde l’emozione per la notizia appena ricevuta: “quando ho sentito la sua voce -spiega- mi sono quasi sentito male. Abbiamo veramente passato due giorni d’angoscia, senza notizie. Continuavamo a chiamare la Farnesina che ci rassicurava e ci diceva di stare tranquilli e che presto avremmo avuto notizie, ma abbiamo passato ore interminabili”.
“L’ultima chiamata a Roma -aggiunge- l’ho fatta proprio due minuti prima di ricevere la telefonata di Fiorella. Mia figlia mi ha spiegato che tutto attorno a lei era indescrivibile, c’erano morti dappertutto. Lei si trova presso una famiglia e sta aiutando a scavare tra le macerie e a prestare soccorso ai feriti. E’ riuscita a chiamare solo oggi da un telefono fisso perchè, mi ha detto, erano saltati tutti i collegamenti”.
“Dopo essere stata in Nepal un anno fa dove aveva fatto del volontariato presso un orfanotrofio -spiega ancora il signor Gianni- una volta rientrata in Italia era ripartita con l’intenzione di aprire una attività legata al mondo del cachemire. Ci ha però rinunciato -aggiunge- perchè ci volevano troppi soldi ed allora sarebbe dovuta rientrare martedì scorso, ma il volo era stato rimandato. Domani alle 17 e 20 arriverà a Malpensa e rientrerà a casa. Speriamo -conclude il padre con un lungo sospiro- che questa volta ci resti per sempre”.
11.00 Everest, iniziata evacuazione scalatori
Sono iniziate le operazioni di evacuazione degli scalatori bloccati sull’Everest dopo il terremoto che ha colpito il Nepal. Tre elicotteri, ha reso noto con un tweet l’alpinista rumeno Alex Gavan, sono riusciti a raggiungere i campi base 1 e 2 situati a oltre 6mila metri.
Dalai Lama, prego per vittime terremoto
“Sto pregando dopo il terribile terremoto che ha colpito il Nepal”. Sono le parole del Dalai Lama, leader spirituale tibetano, riferite all’Adnkronos dal suo portavoce, Tenzin Taklha, che aggiunge: “Il Dalai Lama sta pregando per le vittime e per i sopravvissuti del terribile sisma in Nepal”.
27 apr. Aggiornamento – 10.20 Cresce inesorabile il contattore delle vittime del terremoto che ha colpito il Nepal: il portavoce del ministero del’Interno, Laxmi Dhakal, ha parlato questa mattina di oltre 3.400 morti, ed è ancora un bilancio provvisorio.
L’Unicef lancia l’allarme per i bambini che si trovano nelle zone colpite dal terremoto in Nepal: secondo l’organizzazione, sono almeno 940mila i minori a rischio nella regione distrutta dal sisma che hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente. L’Unicef sta mobilitando staff e aiuti di emergenza per supplire alle necessità più immediate della popolazione.
L’emergenza, spiegano dall’Unicef, rende “i bambini particolarmente vulnerabili”, per la mancanza di acqua potabile, i problemi medico-sanitari e per il fatto che molti di questi bambini possono essersi trovati separati dalle famiglie. Oltre agli aiuti già sul posto, l’organizzazione ha predisposto l’arrivo nel paese di 120 tonnellate di aiuti umanitari che comprendono materiale medico ed ospedaliero, tende, coperte.
26 apr. – Madre di Daniel ed Elia, i ragazzi stanno bene
“I ragazzi stanno bene, siamo sollevati”. Lo ha detto all’Adnkronos Dafi Krief la madre dei due fratelli fiorentini, Daniel ed Elia, in viaggio in Nepal di cui non si avevano notizie da una settimana. “Non ci abbiamo ancora parlato perché lì sono saltate le comunicazioni ma l’amica di mio figlio è riuscita a mettersi in contatto con i genitori in Germania”, ha spiegato.
Aggiornamento 14.55 – 26 apr. – Riaperto l’aeroporto a Kathmandu, chiuso successivamente alla seconda scossa di 6,7 gradi avvenuta oggi. Riprendono dunque i voli commerciali e quelli degli aiuti umanitari inviati dalla comunità internazionale, nel paese colpito da un fortissimo terremoto nella giornata di ieri che ha provocato fino ad adesso oltre 2500 morti accertati.
Aggiornamento: 12.30 – 26 apr. Situazione sanitaria drammatica in Nepal. Oltre 2500 i morti dovuti al sisma di ieri che ha letteralmente spazzato via interi villaggi e fatto crollare case e monumenti anche nella capitale Kathmandu e nelle vicine località archeologiche. Ma l’emergenza nell’emergenza è la totale assenza di mezzi di sostegno sanitari. I corpi delle vittime recuperati sotto le macerie, sono ora accatastati all’aria aperta ovunque. I soccorsi in alcune località non sono ancora arrivati, dopo 24 ore dalla prima fortissima scossa che si è verificata nel paese asiatico.
Kathmandu 26 apr. – Una forte replica del sisma devastante che ha colpito il Nepal ieri, è stata registrata oggi. Il nuovo sisma ha avuto una magnitudo di 6,7 gradi della scala Richter, e ha provocato il panico nella popolazione già stremata. Sul monte Everest si sono verificate nuove valanghe e si sono staccati enormi pezzi di ghiaccio che sono precipitati a valle. La replica del sisma è stata localizzata al nord della capitale, verso il confine con la Cina.
Intanto il numero dei morti sale sempre di più: siamo ormai oltre le duemila persone ritrovate senza vita, e secondo il ministero della sanità nepalese, il numero finale potrebbe essere di almeno il triplo. Enormi le difficoltà che incontrano i soccorritori: per l’orografia del territorio, ma sopratutto per gli scarsi mezzi a disposizione e per la mancanza di ogni genere di prima necessità, sanitaria e di conforto.
Nepal – 25 apr. – Una scossa fortissima di terremoto (7,8 gradi della scala Richter) ha colpito il Nepal e principalmente Kathmandu. Dalle prime notizie che arrivano dall’Asia, i morti al momento sarebbero almeno 200, ma il numero è tristemente destinato a salire. L’epicentro del sisma infatti è stato registrato proprio nelle vicinanze della capitale, dove sono crollati parecchi palazzi e anche la torre Dharahara, uno dei monumenti più importanti di Kathmandu, patrimonio dell’Unesco: la torre si è letteralmente sbriciolata sotto i colpi del movimento tellurico.
Anche in altri luoghi di interesse storico artistico come Patan e Bhaktapur nella zona della valle di Kathmandu, vi sono numerosi crolli. Sisma è stato avvertito anche in Bangladesh e in India, dove si registrano anche alcuni morti. Il sisma è stato così forte e distruttivo, da aver causato delle valanghe anche sul monte Everest, dove secondo alcune tv locali, sarebbero stati spazzati via dei campi base. La situazione nel paese è dunque devastante e alcuni luoghi, data la morfologia del territorio, sono difficilmente raggiungibili in breve tempo dai soccorsi.
Secondo il Ministero degli esteri, che sta ancora effettuando le verifiche del caso, non ci sarebbero al momenti italiani coinvolti.
Aggiornamento 25 apr. – 18.15 Si profila un’ecatombe in Nepal, colpita da una fortissima scossa di terremoto. Sono già oltre 1600 i morti accertati ed una conta provvisoria
Una tragedia ha colpito il Nepal, messo in ginocchio da una fortissima scossa di terremoto che ha fatto tremare il paese. Numerosi i crolli e numerose le vittime, in un bilancio che purtroppo è destinato a salire di ora in ora. Al momento sono oltre 1600 le vittime già accertate. La situazione è gravissima, anche per le difficoltà che incontrano i soccorritori e per la mancanza di qualsiasi genere di prima necessità e di soccorso. Un’emergenza umanitaria a cui è chiamata a dare risposte l’intera comunità internazionale.
16.50 – Morti alpinisti su Everest e sotto torre Dharahara. Manca di tutto: farmaci, beni di prima necessità, coperte… Servono anche ospedali da campo. Situazione drammatica in Nepal
Sempre maggiore il numero di vittime del devastante terremoto di oggi in Nepal. Con il passare delle ore il bollettino dei morti sale. Secondo alcune fonti locali, sono almeno 18 gli alpinisti morti a seguito delle valanghe occorse appena dopo la scossa sull’Everest. Morte quasi duecento persone, dopo il crollo della torre di Dharahara, finite sotto le macerie della stessa. La stima più rosea, si fa per dire, è che sotto le macerie si possano trovare oltre 1000 corpi. La situazione è drammatica, in quanto manca di tutto per poter soccorrere adeguatamente i feriti, che sono ormai nell’ordine di oltre 3500 già accertati. Farmaci, beni di prima necessità, coperte, ospedali da campo, sono le cose essenziali che mancano, ed è una corsa contro il tempo, come sempre in questi casi.
13.50 Cresce il numero delle vittime: quasi 500 quelle accertate al momento
Come era prevedibile il bilancio delle vittime del sisma che ha colpito oggi il Nepal, sale vertiginosamente. Al momento i morti accertati sono quasi 500, come riferito dal Ministero degli interni nepalese. Un numero destinato comunque a salire ancora, per l’enorme quantità di crolli dopo la scossa di 7,8 gradi della Scala Richter e per le difficoltà di raggiungere alcuni territori da parte dei soccorritori. Si teme possa essere una ecatombe.
13.00 – Tutto bene per tecnici laboratorio Piramide
“Stanno tutti bene i tecnici nepalesi al lavoro attualmente nel laboratorio Piramide”. A confermarlo all’Adnkronos è Pietro Coeretta, portavoce e responsabile media di EvK2Cnr in costante contatto, dal momento del sisma, con il centro a 5050 metri sul versante nepalese dell’Everest.
L’analisi dell’INGV
La zona è nota per la sua attività sismica ed è considerata una delle regioni a più alto rischio del mondo. L’attività sismica della regione è causata dalla convergenza tra la placca indiana, a sud, e la placca euro-asiatica a nord, che ha determinato la formazione della catena dell’Himalaya. Il movimento relativo tra le due placche è di 4-5 centimetri per anno (di cui si stima che 2 cm/anno vengano accumulati lungo il margine meridionale della catena montuosa). Questo significa che ogni 100 anni si accumula una deformazione pari a 2 metri di spostamento relativo tra le due placche. Nell’area colpita dal terremoto di oggi non ci sono stati forti terremoti per diversi secoli; per questo motivo la zona intorno alla capitale Kathmandu era considerata un gap sismico. (analisi completa sul sito ingvterremoti.wordpress.com).