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Era l’estate del 1943, 9 luglio per l’esattezza e, proprio in queste ore, si attuava sul campo l’Operazione Husky, o meglio lo Sbarco in Sicilia, prima grande tappa della campagna d’Italia. Determinante per la riconquista del sud Europa, risolutrice per la caduta del nazifascismo e per l’armistizio di Cassibile. Grandi nomi sul campo; la settima Armata Statunitense e la ottava Britannica, sotto i rispettivi comandi di Patton e Montgomery, contro un agguerrito Albert Kesselring coadiuvato dal Generale Guzzoni e da Hans-Valentin Hube. Quasi mezzo milione di uomini e venti mila tra veicoli, carri, cannoni e mezzi navali, il doppio numericamente rispetto alle forze dell’Asse. Il mondo è unito e vuole assolutamente ridare sovranità e indipendenza a questa nazione e lo fa partendo proprio dalla regione più bella di tutte. Dopo Pantelleria e Lampedusa, già riprese nel mese di giugno, il vero grande sbarco va in atto sulle spiagge di Mollarella e Poliscia a Licata, poi in progressione è il turno di Agrigento, Palermo e Trapani, fino all’ultimo bastione che ridona la Sicilia ai siciliani: Messina!

39 giorni e la Trinacria torna libera, provvisoriamente sotto il governatorato statunitense. L’avanzata alleata prosegue per il resto della penisola e per quanto poi è stata dura la resistenza delle divisioni del Terzo Reich nelle linee Gotica e Gustav non c’è ombra di dubbio che, storicamente, la caduta del regime, del suo capo Mussolini e della tirannia del folle cancelliere austriaco naturalizzato tedesco, ha avuto inizio proprio in quel contesto, con la riappropriazione dell’ “isola appassionata”. Si, questo è non solo un dato di fatto, certo e inequivocabile, ma la realtà, che oggi più che mai non deve essere dimenticata. Anche gli “uomini d’onore” concedono il loro supporto a Washington, grazie alla collaborazione con Lucky Luciano, Albert Anastasia, Vito Genovese e Don Calogero Vizzini. Il ventennio fascista con Cesare Mori detto il Prefetto di Ferro, aveva inasprito e non poco i rapporti tra il governo del Duce e i Padrini siculi. E’ l’operazione denominata in codice Underworld che coopera in parallelo a quella militare. Durante il secondo conflitto l’intelligence americana avvia segretamente un accordo con le numerose e potenti famiglie mafiose emigrate nello Stato di New York. La costa orientale degli USA è sotto l’assedio degli U-Boot tedeschi, e i continui sabotaggi nelle aree portuali impensieriscono il governo USA. Si rende necessario dunque un tacito compromesso con i “sindacati portuali” naturalmente italo-americani, comandati da Salvatore Lucania “in arte” Lucky Luciano. Si tratta di un salvacondotto giudiziario in cambio di cooperazione bellica. Questo è il segreto patto con i governi alleati che si estende anche al territorio italiano. L’odio dei mafiosi nei confronti del Duce e dell’asse è la leva morale “giusta” per il coinvolgimento diretto richiesto dagli Americani. Di chi fidarsi se non di loro per la riconquista della Sicilia? Questo lo sapeva benissimo il Colonnello Charles Poletti – d’origine italiana – messo a capo del governo provvisorio dell’isola durante e dopo lo sbarco “Husky”. La lunga mano di Underworld si estende dunque anche in Europa, e ad aspettare l’armata americana a sud ci sono proprio i “mammasantissima”, quei pochi rimasti, tra cui il capo dei capi; Vizzini.

Luciano e Calogero, su precisa richiesta dello Stato Maggiore del comando statunitense, si coordinano a distanza, tra New York e Palermo per una desiderosa riappropriazione del territorio. È importante il ruolo dei servizi segreti anche in questa operazione. Il capo dell’OSS (poi Cia) in Europa è Allen Dulles, il quale decide di assegnare la trattativa “circolo della mafia” a Max Corvo, agente estremamente duttile. Dopo la definitiva presa della Sicilia da parte degli anglo-americani nell’estate ‘43, si aprono le porte delle carceri per centinaia di mafiosi considerati nemici dei governi di Roma e Berlino. Quasi mille di loro affiancheranno con estrema lealtà i militari liberatori. Poletti assegna decine, forse centinaia di cariche pubbliche agli appartenenti alle cosche, persone estremamente vicine alla “mano nera”. È la “restaurazione” di Cosa nostra, come quella dei Re dopo la caduta dell’impero napoleonico. Anche se discutibile è da considerarsi estremamente importante ed inevitabile l’aiuto dei Siciliani, fondamentale a livello militare per l’esito della Guerra lo Sbarco nelle coste dell’estremo sud dello Stivale e, devastante, questo grande attacco per le armate del Fuhrer. Husky sarà l’inizio della fine per Benito, la sua Caporetto che lo porterà di li a poco, al totale collasso del suo inossidabile potere.

Mirko Crocoli