20 luglio 1969… Un giorno passato alla storia  «Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità.»

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Neil Alden Armstrong è l’eroe “Americano” che dalla guerra di Corea si presta in maniera impavida all’impresa più ardua mai affrontata dall’essere umano. Se solo i Maya, grandi “lettori” e conoscitori del sistema solare, avessero immaginato cosa sarebbe accaduto nel XX Secolo, probabilmente avrebbero fatto di tutto per giungere fino ai giorni nostri e godere anche loro di un evento che è divenuto leggenda. Neil nasce il 5 agosto 1930 a Wapakoneta nello stato dell’Ohio. Figlio di un contabile, si appassiona sin da piccolissimo al volo come quasi fosse innato in lui il desiderio morboso di conquistare un giorno un bel posto nell’Olimpo.

A soli sei anni la prima esperienza dell’aria a Cleveland e a quindici il brevetto. Un enfant prodige, scout convinto, Armstrong, proprio nell’indimenticabile viaggio verso la Luna non si dimenticò di salutare pubblicamente e davanti ai mass media di tutto il globo i suoi vecchi compagni di “tenda”, mandandogli un affettuoso saluto. Ufficiale di Marina, partecipa attivamente alla guerra degli anni Cinquanta in Asia come pilota dello squadrone “Fighter Squadron 51” a bordo della portaerei US Essex.

Si rende disponibile con il governo degli Stati Uniti oltre che in qualità di ottimo comandante di caccia anche e soprattutto per qualsiasi altro genere di sperimentazione militare o spaziale. La sua carriera da Astronauta inizia durante il progetto “Man in Space Soonest”, nel quale gli USA si contrappongono agli ostinati Sovietici per l’eterno braccio di ferro durante il delicato periodo della Guerra fredda.

Il giovane Maggiore Russo Jurij Gagarin, tramite la missione Vostok 1, il 12 Aprile 1961, si era imposto oltre cortina come il pioniere, colui che riuscì in primis a sorvolare il nostro pianeta compiendo un’intera orbita ellittica. Washington, con l’intento di dare una risposta concreta a questo affronto “intollerabile” decide di affrettare i tempi e lanciare – nel 1966 – la missione Gemini 8.  Armstrong e Scott spinti dai propulsori del Titan II effettuano per la prima volta un aggancio in orbita con un velivolo senza equipaggio. Ma la Gemini 8 e successivamente la 11 furono soltanto l’inizio, un’anticamera, l’embrione di quello che ben presto diventerà l’unico allunaggio del Novecento. Gli Stati Uniti, sotto la presidenza Lyndhon Johnson, si preparano alle missioni denominate Apollo. Il numero 8 orbiterà intorno al “bianco” satellite terrestre, ma solo con l’avventura dell’Apollo 11, nel Luglio del 1969, dinanzi a un entusiasta Nixon appena insediatosi alla White House, si giungerà all’indimenticabile momento tanto agognato. Neil Armstrong coadiuvato da Michael Collins, e Buzz Aldrin coordinati dalla base del Kennedy Space Center di Houston vengono lanciati dal razzo Saturn V, il 16 Luglio 1969. Quattro giorni dopo – il 20 LUGLIO – i moduli “Columbia” e “Eagle” si staccano dalla navicella madre. Collins rimane sul Columbia mentre Armstrong e Aldrin, all’interno della Eagle, si apprestano a scendere sul suolo Lunare. E’ fatta! In ogni continente, tra Radio e Tv, si assiste con il fiato sospeso all’evento più significativo di sempre. Una data stampata ormai nella memoria collettiva e un sogno divenuto finalmente realtà anche per il compianto e (purtroppo) assente presidente Kennedy, il vero fautore ad inizi Sessanta di questo grande sforzo umano e finanziario. Grazie al giovane pilota dell’Ohio seguito in lenta passeggiata da Aldrin e assistiti da tutta un’equipe di grandi professionisti, il piccolo passo dell’uomo si è trasformato – davanti allo stupore generale – in un grande, immenso, gigante balzo per l’intera umanità.

Mirko Crocoli