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Potete immaginare cosa sarebbe accaduto oggi a livello mediatico? Con le attuali dirette, speciali e la tecnologia del ventunesimo secolo la notizia di un evento così drammatico come quello occorso il 5 Settembre di 43 anni fa, avrebbe avuto una risonanza di proporzioni mondiali senza precedenti. Giochi Olimpici numero XX, Monaco di Baviera (Germania), in piena notte, 8 terroristi mediorientali armati fino ai denti, entrano in un villaggio dove risiedono gli atleti professionisti di un’intera nazione e di punto in bianco l’inferno. 04:00 del mattino, il gruppo d’assalto filo palestinese denominato “Settembre Nero” prende di mira la residenza della nazionale Israeliana presente nella cittadina tedesca per le Olimpiadi estive 1972. Già in quelle prime ore il caos. Tra le camere e i corridoi diversi colpi d’arma da fuoco, staff tecnico ed atleti che scappano, altri che si difendono come possono (soprattutto quelli di stazza più grossa) altri ancora che cadono a terra feriti o addirittura morti. 2 infatti le vittime già in quel primo agguato notturno. Poco dopo l’alba si sparge la notizia e iniziano le prime trattative con la polizia tedesca.
I terroristi, barricati con gli ostaggi e armi spianate, chiedono e ottengono un aereo (Boeing 727 Lufthansa) per trasferirsi a Il Cairo. La linea della trattativa dei governanti tedeschi in contrapposizione alla fermezza del Primo Ministro di Gerusalemme, le incomprensioni, il contrasto con il Mossad (servizio segreto d’Israele), la confusione del momento, le tecnologie militari non all’altezza e tutta una serie di fallite trattative fanno scattare la fallimentare operazione successiva. Il capo dei fedayyin, Luttif Afif detto “Issa”, riesce a far salire i sequestrati su un piccolo pullman e raggiungere la piazzola dove erano presenti due elicotteri da loro pretesi per il breve viaggio di mezz’ora verso l’aeroporto di Monaco.
Si pensa subito al travestimento degli uomini delle forze dell’ordine con divise Lufthansa ma considerando il rischio di essere scoperti l’idea naufraga poco dopo. Gli attimi sono interminabili, nel frattempo arrivano i velivoli sulla pista adiacente al Boeing. Il capo del Mossad segue tutto dalla torre di controllo e quello che vede in pochi minuti è indescrivibile. Scene da film ma che diventano triste realtà sotto i suoi occhi. Non esistevano all’epoca le cosiddette “teste di cuoio”, non c’erano corpi scelti per l’anti terrorismo, non vi era facilità di comunicazione nemmeno tra un agente e l’altro. L’unica cosa che si è posta in atto (da verificare con quali criteri), in fretta e furia, è stata praticamente quella di schierare un gruppetto di 5 “tiratori scelti” nei pressi dell’aeroplano. Nel frattempo i rinforzi non avendo potuto comunicare in maniera ottimale con il capo delle operazioni, con ulteriori uomini, blindati e armamenti di supporto si dirigono erroneamente nell’altro scalo della città, il Monaco-Riem. Un disastro totale.
In realtà il tutto si compie a Fürstenfeldbruck, 25 km a nord-ovest dal centro. Non appena il commando di “Settembre Nero” si accorge già sugli elicotteri della presenza della polizia sulla pista del 727 comincia un conflitto armato impressionante. Oltre un’ora di fuoco incrociato, incessante, dove a farne le spese sono soprattutto gli atleti usati come scudi umani. Dalle 23:30 circa della notte del 5 settembre ’72, fino alle 01:00 del giorno 6, la polizia tedesca e i palestinesi sotto la guida di “Issa” fanno tremare un’intera nazione e in pieni giochi sportivi. Le autorità, non pronte a tale drammatica emergenza e con quel poco che avevano a disposizione, hanno praticamente tentato di fronteggiare gli assalitori, causando però una raccapricciante carneficina. 11 in totale i giovani Israeliani periti, 5 i terroristi ed 1 poliziotto. Un attacco da parte palestinese agli acerrimi nemici storici della Stella di David, in terra d’Europa, nel bel mezzo della Guerra fredda e per giunta con le Olimpiadi in svolgimento. E pensare che il tutto era stato organizzato qualche settimana prima (luglio) nella città di Roma, in un incontro segreto presso un bar sito in Piazza Rotonda. Un macabro filo ci collega a questo attentato che, oggi, in queste ore, va riportato alla luce con particolare sentimento perché quei poveri ragazzi erano a Monaco per esprimersi nelle proprie discipline e non certo per venire brutalmente uccisi come poi è accaduto in quella maledetta notte di 43 anni fa. Inequivocabilmente il terrorismo di qualsiasi matrice ha ucciso ovunque, in qualsiasi parte del mondo e – a quanto pare – lo fa tuttora, senza mai perdersi d’animo e senza farci capire bene a quali “alti” scopi si ispiri.
Anche lo sport non è rimasto immune purtroppo: è caduto nella trappola, ha sofferto in epoca non sospetta a causa delle tante crisi politico-diplomatiche internazionali, come avvenuto tra USA e URSS nei giochi di Mosca e Los Angeles e prima ancora nel suddetto massacro di Monaco, a cui va da tutti noi un compianto ricordo, magari seguito da un minuto di religioso silenzio per quei 11 mancati campioni!

Mirko Crocoli