marittimi ostaggi dei piratiLa discussione più ricorrente, negli ultimi tempi, è se sia o meno legittimo pagare i riscatti. Si tratta delle somme in denaro richieste per ottenere il rilascio delle persone catturate e tenute in ostaggio. Somme di denaro che quasi sempre vengono pagate dai governi dei Paesi a cui appartengono gli ostaggi. Nel gennaio del 2014 Londra ha depositato in Consiglio di sicurezza Onu un testo molto esplicito. Con esso intendeva rafforzare il coordinamento internazionale nella lotta contro il terrorismo. Dal documento ne è scaturita la risoluzione n° 2133 che chiede ai vari Paesi di uniformarsi e li invita a non versare riscatti.  La risoluzione non è vincolante per cui ogni Paese continua ad adottare la propria linea. Alla stregua della palesata volontà a non pagare di pari passo marcia anche la volontà a pagare i riscatti. Sono soliti pagare soprattutto i Paesi europei come la Francia, la Germania, la Spagna, l’Italia e anche la Svizzera in barba ad un accordo a non farlo sottoscritto dai Paesi del G8. Questa scelta ha però, permesso di salvare numerose vite umane. Di fatto su tutto prevale il concetto che è meglio il tacito consenso al pagamento del riscatto piuttosto che rischiare la vita dei propri connazionali ostaggi nel mondo. Ebbene di fronte allo scandalo scoppiato in questi giorni per il riscatto pagato dall’Italia per il rilascio del proprio connazionale, Bruno Pelizzari, rapito in Somalia dai pirati somali, occorre fare chiarezza. I pagamenti dei riscatti ai predoni del mare sono stati sempre effettuati, o dai governi dei Paesi a cui appartenevano nave ed equipaggio o dall’Armatore. Somme in denaro milionarie richieste, dai pirati, per rilasciare i mercantili che, insieme ai loro equipaggi, erano stati catturati nel mare del Corno d’Africa e Oceano Indiano. Da sempre a schierarsi contro il pagamento è soprattutto l’ONU. Per l’organizzazione del Palazzo di Vetro pagare i riscatti ai pirati  violerebbe le leggi internazionali contro la pirateria marittima. Però, occorre ricordare che a fronte del pagamento di riscatti sono state salvate centinaia di vite umane. Uomini, donne e minori che diversamente sarebbero certamente morti in prigionia. I pirati non hanno mai rilasciato nessuno senza il pagamento di un riscatto. A rafforzare la necessità di voler difendere il diritto a pagare i riscatti ai pirati addirittura nel febbraio del 2010 una corte del Regno Unito stabilì che il pagamento di un riscatto non è illegale perché la pirateria marittima non è un furto. La corte basò la sua determina sul fatto che l’intento finale dei pirati è quello di restituire la nave ai legittimi proprietari anche se dopo il pagamento di un riscatto una sorta di ‘cavallo di ritorno’. La corte Britannica di fatto riconobbe alle compagnie di assicurazioni, in gran parte inglesi, e agli Armatori tutti il diritto legittimo a pagare i riscatti. https://www.i-law.com/ilaw/doc/view.htm?id=241867  Questo soprattutto in virtù del fatto che il pagamento di un riscatto è la risposta alle minacce alla vita e alla libertà dei marittimi. Restano però, non legittimati a pagare un riscatto i governi dei Paesi i cui connazionali sono ostaggi.

Ferdinando Pelliccia