un fotogramma del video che mostra gli ostaggi stranieri in mano ai quaedistiL’Italia torna di nuovo alla ribalta come Paese che paga i riscatti per il rilascio di connazionali rapiti nel mondo. Però, non  la sola. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, lo scandalo scoppiato per il riscatto pagato dall’Italia per il rilascio, nel mese di giugno del 2012, in Somalia, di Bruno Pelizzari e Deborah Calitz. Il primo di nazionalità italo-sudafricana, la seconda di nazionalità sudafricana. I due vennero catturati dai pirati somali nell’Oceano indiano il 26 ottobre del 2010. Come sempre il governo italiano ha negato che l’Italia paghi riscatti per il rilascio degli ostaggi. Ovviamente è ampiamente provato il contrario. Stavolta il caso è stato aperto da un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal media britannico theguardian venuto in possesso di un documento che testimonia la ‘colpa’ dell’Italia per aver pagato il riscatto. Lo scandalo scoppiato rimette di nuovo in luce una verità conosciuta da tutti ma taciuta o meglio ignorata sempre o meglio ancora tollerata. Questo perché pagare il riscatto nella maggior parte dei casi salva la vita agli ostaggi. Che esista una differenza di gestione dei casi di rapimenti di connazionali all’estero tra i vari Paesi è ormai una certezza. Quello che è difficile è ottenere l’ammissione da parte dei rispettivi governi. L’unica posizione intransigente certa è quella degli Usa. In dubbio quella degli altri Paesi compreso anche il Regno Unito da cui in questi giorni giungono le accuse all’Italia. L’unico Paese europeo che ha confessato pubblicamente di aver pagato un riscatto è la Spagna. In occasione del sequestro del peschereccio d’altura spagnolo, Alakrana. Un sequestro che avvenne nell’ottobre del 2009. Allora Madrid pagò ai pirati somali, per il rilascio dei marittimi spagnoli e non equipaggio della barca da pesca, ben 4 mln di dollari. A dire il vero il 2009-2010 è il periodo in cui altri Paesi hanno di certo pagato un riscatto ai pirati somali. Nello stesso periodo infatti, furono sempre 4 mln di dollari quelli che pagò l’Italia per il rilascio del rimorchiatore d’altura battente bandiera italiana, Buccaneer. La barca venne  catturata nell’aprile del 2009 nel Golfo di Aden insieme al suo equipaggio composto da marittimi italiani e non. 100 dollari USAIl denaro venne consegnato ai pirati somali in mare in borsoni celofanati. Il 14 novembre del 2010 i pirati somali rilasciarono una coppia britannica, Paul e Rachel Chandler, che avevano trattenuto in ostaggio per oltre un anno, dal 28 ottobre del 2009 al 14 novembre del 2010. I due erano stati catturati nell’Oceano Indiano mentre si trovavano a bordo del loro Yacht ‘Lynn Rival’. Anche per questo rilascio è stato pagato un riscatto. La somma corrisponde a 800mila dollari. la somma venne versata ai pirati somali in due trance, 400mila a giugno e altri 400mila a novembre. Una parte è stata raccolta dai familiari attraverso donazioni l’altra nessuno ha voluto mai indicarne la provenienza. Al loro ritorno i coniugi Chandler lavorarono alla stesura di un libro testimonianza. Il volume è stato poi, pubblicato nel 2011 da Mainstream Publishing con il titolo ‘Hostage’ in cui raccontano della tragica avventura vissuta e polemizzano con il governo inglese che avrebbe fatto nulla o niente per salvarli. A distanza di pochi giorni dall’uscita del loro libro, nel mese di settembre del 2011 emersero però, delle nuove rivelazioni. Sembra che parte del riscatto pagato per il loro rilascio sia provenuto dagli aiuti economici inviati in Somalia dal governo inglese. Forse un espediente trovato per bypassare l’accordo internazionale, tra i vari Paesi, a non pagare i riscatti o cosa altro? Fu il Dr Hangul Abdi, chirurgo capo dell`ospedale Medina di Mogadiscio, che aveva avuto un ruolo cruciale nei negoziati per ottenere il rilascio, da parte della gang del mare che li aveva catturati, della coppia di inglesi, ha rivelare che una parte del denaro di una delle due trance del riscatto pagato, 400mila dollari, era stata prelavata dal governo somalo da un pacchetto di aiuti economici destinato alla Somalia. Il riferimento è agli aiuti economici di importo pari a 5,8 milioni sterline inviati nel 2010, dal governo britannico dell’allora primo ministro inglese Gordon Brown. Ovviamente da Londra arrivò subito la smentita come sempre accade in casi del genere. Il governo britannico ribadì che la sua politica è quella di non trattare con i pirati ne tantomeno pagare i riscatti ai sequestratori. I fatti potrebbero smentirlo e soprattutto sminuire il peso delle accuse lanciate dal theguardian contro l’Italia. bruno e debbie  a casaIn primis per la condivisione della colpa e secondo per il fatto che è meglio vedere festeggiare il ritorno a casa degli ostaggi da parte dei familiari o vederli piangere per il dolore e la disperazione di averli persi per sempre. Ovviamente tutto deve essere fatto con modo e intelligenza.