back-to-the-future

Come non unirci in maniera solidale al grande tributo per i trent’anni di “Ritorno al Futuro”, la trilogia che ha fatto immenso il cinema statunitense nei magnifici anni Ottanta. Proprio in queste ore sono tantissimi i nostalgici che ricordano con particolare affetto quel mese di Ottobre del 1985, in cui si proiettava nei cinema di tutto il mondo il primo dei tre strepitosi movie (dal titolo originale “Back to the future”) interpretato da Michael J. Fox e Christopher Loyd. Il giovane ragazzo rigorosamente in blues jeans e l’anziano saggio scienziato che, con la sua DeLorean, ha fatto sognare la straordinaria generazione dei “primi baci”. E pensare che dietro a quel kolossal fantascientifico c’erano geni del calibro di Robert Zemeckis (alla regia) e niente di meno che Steven Spielberg (alla produzione). Meraviglioso, strabiliante, surreale, non tanto e non solo per la trama innovativa, ma anche per quello che ha rappresentato nella storia del costume di mezzo pianeta. Perfino il Presidente degli Stati Uniti d’America si scomoda a condividere tale evento e, insieme a lui, un’intera “vecchia guardia”, oggi poco più che quarant’enne. Una macchina del tempo che ci ha letteralmente portato in paesi lontani, epoche a noi sconosciute, fatto sorridere e gioire come pochi altri lungometraggi della lunga epopea del cinematografo. Dentro a quel prezioso lavoro di comunicazione c’è un po’ tutto: stupore, emozione, voglia di leggerezza, desiderio di appartenenza alla propria era e utopia di potersene andare – come per magia – in luoghi a noi assolutamente inattesi. Avvolti dal buio delle sale, sui quei sedili poco confortevoli ma allietati dal primo amore e dalla moda dei popcorn, siamo rimasti scioccati per quanto egregiamente ci è stato regalato da quei “campioni di incasso” in un periodo irripetibile. Non v’è dubbio alcuno, noi altri spettatori abbiamo fatto un bel tuffo nel passato, nel presente e anche nel futuro; dal vecchio Western, tra cavalli e carrozze, alle Cadillac dei favolosi Cinquanta; dagli anni che stavamo vivendo in quei frangenti, con bomberini e scarpe da ginnastica, fino al futuristico domani di cui poco – onestamente – ci interessava. Quella suonata di Marty con la chitarra elettrica e quel fulmine tanto atteso dal campanile sembrano non andarsene mai via dalle nostri menti e se, ancora dopo tre decadi, facendo zapping ci troviamo dinnanzi a questi capolavori, ci è quasi impossibile non sostare entusiasti di fronte al piccolo schermo per una simpatica e malinconica ennesima visione. Chi, in giovanissima età, è vissuto in quel preciso contesto è automaticamente cresciuto a pane e America, e anche un pizzico di Francia con la dolce Sophie Marceau.
Per i maschietti c’era Rocky, Rambo e le imperdibili fiction di Miami Vice e Starsky & Hutch, per le signorine – invece – Lady Oscar, la piccola Heidi o, per le più esigenti e innamorate, la strepitosa serie Love Boat. E’ fuori discussione che, “Ritorno al futuro” ha unito sia gli uni che le altre, poiché in quel celebre racconto divenuto icona assoluta di quei tempi, tra le varie vicissitudini dei due protagonisti non è mancata neanche la bellissima storia di fidanzamento tra il giovane liceale diciassettenne Californiano Marty e la sbarazzina, coraggiosa e amabile Jennifer, il tutto guarnito da una melodia che è tutt’ora stampata indelebilmente nel nostro immaginario collettivo.

Mirko Crocoli