catania-catanzaro

Dal Cibali di Catania –  Simone Toninato, 11 ott. – È bastato un tempo alla “Pancaro band” per avere la meglio sull’undici calabrese. Una squadra, quella di D’Urso, incapace di creare, incapace di arroccarsi in difesa, incapace di giocare a calcio. Il 4-1 finale è lo specchio di un match senza storia.

Che i valori in campo fossero diversi lo si sapeva ben prima dell’inizio della partita, perché il percorso di Catania e Catanzaro fin qui era stato diametralmente opposto e tale continua ad essere. Tre vittorie per i siciliani, tre sconfitte per i calabresi, sette gol subiti dai giallorossi, sette realizzati dagli etnei. Alla fine è andata come tutti si aspettavano, cioè con una prestazione dilagante da parte della squadra di casa (3-0 già al primo tempo) che mai è sembrata in difficoltà.
Russotto ha subito messo le cose in chiaro al 1’, quando ha testato i riflessi di Scuffia, efficace nel rifugiarsi in angolo. Moi ha risposto di testa poco dopo, ma la sua inzuccata si è spenta sul fondo. Quando poi Calderini ha infilato l’estremo difensore ospite con un tocco leggero su servizio di Calil, il Catanzaro è colato a picco come si confà ad una nave in tempesta e senza comandante: questo è al momento la squadra del presidente Cosentino. I fendenti di Calil (24’) e di Musacci (40’) non hanno fatto altro che confermarlo. Entrambe le segnature, va detto, nascono da svarioni della difesa calabrese apparsa tutt’altro che impeccabile. Sul gol di Calil provoca più di un sorriso il fatto che il contropiede catanese sia nato direttamente da una rimessa laterale di Nunzella. Ancor peggio ha fatto Scuffia in occasione della terza segnatura, che lo ha visto incapace di abbrancare in presa un facile pallone terminatogli in mezzo alle gambe e poi in fondo al sacco. Tutto questo e non si era concluso neanche un tempo.
La ripresa non ha riservato particolari emozioni, perché se da un lato una squadra appariva ancora incapace di mettere in fila tre passaggi, dall’altra ce n’era una intenta a fare melina al ritmo degli “olè” che si levavano puntualmente dalle tribune. Al 12’ Falcone, subentrato a Russotto, ha segnato ancora, con un preciso diagonale che non ha lasciato scampo al portiere avversario. A nulla è servito, se non per salvare l’onore – una volta si diceva così -, il gol del Catanzaro, scaturito in pieno recupero, da un rigore procurato da Razzitti e dallo stesso trasformato. L’attaccante, al terzo gol stagionale, ad oggi è l’unico a non aver ancora alzato bandiera bianca. Vessillo che, contrariamente, il Catania non ha mai pensato di esporre, neanche quando si trovava con nove punti sotto la quota zero in classifica. Tantomeno ci pensa adesso che ha raggiunto la virtuale quota salvezza, obiettivo (falso) dichiarato dalla società.

CATANIA (4-3-3): Bastianoni; Parisi, Pelagatti, Bergamelli Nunzella; Scarsella, Musacci (dal 20’ st Agazzi), Castiglia; Calderini, Calil (dal 31’ st Barisic), Russotto (dal 9’ st Falcone). (Ficara, Bacchetti, Garufo, Bastrini, Lulli, Russo, Plasmati, Rossetti, Di Grazia) All. Pancaro.

CATANZARO (3-5-1-1): Scuffia; Priola, Moi, Ricci; Giampà, Agnello, Maita (dal 30’ st Selvatico), Mancuso (dal 13’ st Ingretolli), Squillace; Taddei (dal 19’ st Foresta); Razzitti. (Grandi, Orchi, Sirigu, Bernardi, Caruso, Caselli) All. D’Urso

RETI: 10’ Calderini, 24’ Calil, 40’ Musacci, 12’ st Falcone, 46’ st Razzitti (rig.).
AMMONITI: (CT) Ricci, Taddei (CZ).
ESPULSI: nessuno.
ARBITRO: Pierotti di Legnano.
ASSISTENTI: Benedettino di Legnano e Santoro di Roma1.
OSSERVATORE ARBITRALE: Perrone di Agrigento.
PAGANTI: 11.845 (compresi gli abbonati).