Centosette paesi del mondo hanno ormai abolito dal proprio ordinamento la pena di morte, mentre – purtroppo – ben trentasette nazioni la prevedono ancora come massima pena, con Cina, Iran e Pakistan che guidano la triste classifica dei “paesi-boia” per l’anno in corso: sono i dati del “Rapporto 2015-La Pena di Morte nel Mondo”, presentati stamane a Palazzo Ferro Fini di Venezia dalla Ong Nessuno Tocchi Caino, ospite del Consiglio Regionale del Veneto.
L’anno in corso è da guardare con un certo ottimismo per chi si occupa di pena di morte, ha sottolineato Elisabetta Zamparutti (tra i responsabili di Nessuno tocchi Caino), visto che sono sempre più numerosi i Paesi che abbandonano il ricorso alla pena capitale, anche se è vero che aumentano nel mondo le esecuzioni “in nome della sicurezza nazionale”. Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio Regionale, ha ricordato in apertura che dal 1992 sono stati ben 1155 i giornalisti “assassinati” perché si occupavano di diritti umani, argomento che evidentemente infastidisce i poteri di ogni latitudine, oggi come ieri.
Bruno Pigozzo, vicepresidente del Consiglio Regionale, ha introdotto l’evento a Palazzo Ferro Fini ricordando che proprio il 10 dicembre cade la Giornata internazionale dei diritti dell’uomo, nella quale si celebra la “dichiarazione universale, un documento di straordinaria importanza che parla di ciascuno di noi, della dignità e del valore di ogni persona. Il Rapporto 2015 di Nessuno Tocchi Caino – ha concluso Pigozzo – ci offre l’occasione di allargare lo sguardo sulla condizione di vita delle persone carcerate anche nel nostro Veneto, sul rispetto della loro dignità, sulle misure alternative di applicazione della pena”.
Non a caso Elisabetta Zamparutti ha sottolineato che a Papa Francesco è stato assegnato da Nessuno Tocchi Caino il premio “Abolizionista dell’anno”, per le sue prese di posizione nei confronti dell’ergastolo (triste esempio di “morte per pena e pena fino alla morte”).
Intervenendo alla presentazione del Rapporto, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, ha ricordato che la richiesta di re-introdurre la pena di morte nei paesi occidentali è un sentire che spesso è collegato a periodi di profonda paura e di grande tensione e di mancanza di sicurezza sociale. “Occorre agire di concerto tra politica, cultura ed educazione per battere questa paura – ha detto Nordio – e questo si deve fare anche garantendo un livello più alto di sicurezza sociale, assicurando un diverso e più efficace controllo verso le ondate di migranti e clandestini dove potrebbero nascondersi soggetti pericolosi, oppure soggetti deboli facilmente preda di organizzazioni criminali”.
Alla presentazione erano presenti anche Maria Grazia Lucchiari, rappresentante veneto di Nessuno Tocchi Caino, numerosi consiglieri regionali, il garante veneto per i diritti alla persona, Mirella Gallinaro e il cappellano del carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia, Don Antonio Biancotto, che ha ricordato come anche nelle carceri venete a fare la differenza è la concezione dell’uomo: “solamente se trattiamo i detenuti come persone, invece che come reati, avremo la possibilità di credere nel loro riscatto”.
La presentazione del Rapporto 2015 si era aperta con lo sconcerto di Roberto Ciambetti nei confronti della nomina dell’ambasciatore saudita Faisal Bin Hassan Thad a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, visto che l’Arabia Saudita è nazione dalle esecuzioni continue: 88 nel 2014 e 102 nei primi sei mesi del 2015.