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La settimana scorsa si è tornato a parlare di lui dopo anni di silenzio. C’è chi lo credeva già morto da tempo, chi non ne aveva più sentito parlare e chi invece se lo era dimenticato. A dire il vero in diverse occasioni e ad intermittenza l’ex Venerabile Licio Gelli, capo della Loggia P2, aveva più volte espresso pareri personali sulla situazione politica nazionale. Nei giorni passati alla non più giovanissima età di 96 anni è nuovamente “balzato alle cronache” facendo riemergere tutti gli aspetti che lo videro protagonista nel corso di oltre mezzo secolo. Quest’uomo – infatti – ha segnato profondamente la storia del novecento per tante vicende che hanno visto protagonista (nel bene o nel male) il nostro Bel Paese. Di lui si può dire tutto e il contrario di tutto, poiché è stato coinvolto in talmente tanti provvedimenti giudiziari che se dovessimo unire i faldoni delle procure, unitamente alle migliaia di pagine di carta stampata, probabilmente avremmo la più alta colonna di carta e inchiostro della storia d’Italia. Strage dell’Italicus, strage di Bologna, strage di Ustica, strage di piazza Fontana, strage del rapido 904, omicidio di Roberto Calvi, omicidio Mino Pecorelli, omicidio di Olof Palme, omicidio di Aldo Semerari, colpo di stato militare in Argentina, tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese, tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti, caso dei Dossier illegali Sifar, operazione Minareto, falso rapimento Sindona, tentativo di depistaggio durante il rapimento Moro, rapimento Bulgari, rapimento Umberto Ortolani, rapimento Amedeo, rapimento Danesi. E ancora, rapimento Amati, rapporti con la Banda della Magliana, rapporti con la Banda dei Marsigliesi, inchiesta sul traffico di armi e droga del Giudice Carlo Palermo, riciclaggio narcodollari, caso Cavalieri Del Lavoro di Catania, fuga di Herbert Kappler, crack Sindona, crack Banco Ambrosiano, crack Finabank, scandali finanziari legati alla IOR, caso Rizzoli-Corriere della Sera, caso SIPRA-Rizzoli, scandalo dei Petroli, caso M. Fo. Biali, caso Eni – Petronim, caso Kollbrunner, cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer, cospirazione politica di Raffaele Giudice, cospirazione politica di Pietro Musumeci, cospirazione politica e falsificazione, documenti di Antonio la Bruna, finanziamenti alla Fiat.

Non per fare l’avvocato del diavolo ma detto con tutta onestà sembra un po’ troppo anche per un uomo considerato il vero enigmista della nostra Prima Repubblica. Trentacinque primavere di udienze, sospetti, accuse ma pochissime sentenze e una miriade di ipotesi. A farla da padrona sono le congetture, le teorie, il tutto guarnito da tanta fantasia. Per questo e non soltanto per la P2, è uno dei casi più discussi della storia del XX secolo. Addossare con ipocrisia l’intero male del mondo alla Loggia di Gelli evidentemente a qualcuno, in questo lungo periodo, ha fatto molto comodo. Un potere filo democristiano, anticomunista e strettamente collegato alle lobby atlantiche è stata una manna dal cielo per i cultori del complotto. La disinformazione tipicamente italica ha facilmente creato il mostro, la leggenda, quel genere di demoniaca visione che ha ispirato gran parte dei denigratori di professione. Calunnia nei confronti dei giudici Colombo, Turone e Viola, calunnia con finalità di depistaggio nella strage di Bologna e Bancarotta fraudolenta nel caso del Banco Ambrosiano di Calvi. Questi i soli (si fa per dire) reati addossati a Gelli con sentenza di condanna in giudicato. Nulla invece per la Loggia nel suo insieme (singoli casi a parte), benché la discutibile commissione Anselmi, esclusivamente politica, la ritenne “golpista” in netta contraddizione con i giudici.

E dunque? Senza fare i principi della conspiracy, lavoro che riesce bene a gran parte degli italiani, sarebbe forse buona cosa analizzare i singoli avvenimenti e approfondire, CARTE IN MANO, le risultanze di quelle indagini giudiziarie. Non è questo il contesto giusto ovviamente, ma è quanto consigliamo ai più appassionati dell’argomento.

Morale di una favola che non c’è e non c’è mai stata; il Venerabile “colonnello” della P.2 ha creato attorno a se un feudo d’inaudita potenza, il quale ha egregiamente servito l’onorata società, difeso il popolo sovrano e catturato l’attenzione di Lady Washington D.C. Dopo oltre cent’anni dalla spedizione dei mille il “garibaldino” nero, bianco, scudo crociato e – all’occorrenza – rosé, ha accontentato un enorme fetta di platea istituzionale che di lui si è palesemente fidata, nonché in molte occasioni servita, aggrappata e anche sorretta. Semplicemente un moderatore, un burattinaio, un mediatore e un equilibrista, in un emisfero politico in continua, crescente e fermentata evoluzione. La sacrosanta verità (non gradita) è che Licio Gelli ha fatto comodo a tanti: gli stessi che se ne sono guardati bene dal farsi “vivi” per l’ultimo eterno saluto!

Mirko Crocoli