L’infamia e la vergogna

shoah

Il fragore assordante nelle trincee era ormai giunto al termine ma l’infamia e la vergogna, scoperta prima dai Sovietici e poi dal resto del mondo, era solo all’inizio. Un’altra guerra, impari, contro un popolo inerme, appare con tutta la sua crudeltà sotto gli occhi attoniti dei liberatori. Lo sterminio etnico, Shoa o “Soluzione Finale”, voluta fortemente da Adolf Hitler, venne presentata, in maniera tristemente dettagliata, alla conferenza di Wannsee il 20 Gennaio 1942, dal Generale delle S.S. Reinhard Heydrich, stretto collaboratore di Heinrich Himmler. Il Cancelliere, in accordo con tutti i suoi “delfini”, mette in atto una inquietante macchina operativa, costituita da percorsi ferroviari, treni della morte, personale militare, Lager, medici e campi di concentramento, sparsi in gran parte dell’Europa dell’Est. Dalla Risiera di Trieste passando per Dachau e Buchenwald in Germania, fino ad Auschwitz Birkenau, al confine tra la Polonia e la Cecoslovacchia (patrimonio Unesco dal 1979), ove perirono milioni di vite umane, principalmente di religione ebraica.
In quelle esecuzioni di massa non vi è stata una totale e completa responsabilità soltanto dell’intero vertice Nazifascista ma anche di un indiretto tacito silenzio da parte della Sacra Romana Chiesa e degli stessi interventisti (tardivi) che probabilmente sapevano. Al fine di condannare quanto perpetrato dalla follia germanica, gli Alleati, guidati da Winston Churchill, Harry Truman e Josef Stalin, danno vita al processo di Norimberga. Si voleva dare un segnale forte all’opinione pubblica e dimostrare la volontà ferrea di punire i colpevoli di tali orrori.
Nella famosa cittadina Tedesca sul banco degli imputato non figurarono – tra gli altri – Adolf Hitler (Cancelliere e Fuhrer di Germania), Heinrich Himmler (Comandante delle S.S) e Joseph Goebbels (Ministro della propaganda Nazista). Adolf Eichmann (responsabile della questione ebraica) venne catturato dal Mossad nei primi Sessanta mentre Josef Mengele (ufficiale medico delle SS ad Auschwitz) e Martin Bormann (segretario del partito Nazista), considerati gli artefici, non verranno mai trovati.
Tra i vari importanti esponenti politici e addetti militari di alto rango, risultati poi colpevoli davanti alla giuria di Norimberga, si annoveravano – tra gli altri – ; Karl Dönitz – Grandammiraglio, successore di Hitler, condannato a 10 anni; Hans Frank – Governatore del Governatorato Generale, condannato a morte; Wilhelm Frick – Ministro dell’Interno del governo Hitler, condannato a morte; Walther Funk – Ministro dell’Economia del governo Hitler – condannato all’ergastolo; Alfred Jodl – Capo dello Staff dell’OKW (alto comando forze armate), condannato a morte; Ernst Kaltenbrunner – Capo dell’RSHA (ufficio centrale di sicurezza), condannato a morte; Wilhelm Keitel – Capo dell’OKW, condannato a morte; Konstantin von Neurath – Ministro degli Esteri del governo Hitler, condannato a morte; Erich Raeder – Grandammiraglio, condannato all’ergastolo; Alfred Rosenberg – Ideologo del partito nazista, condannato a morte; Fritz Sauckel – resp. del programma sfruttamento dei prigionieri; condannato a morte; Hermann Goring – Comandante dell’aviazione militare – Luftwaffe condannato a morte; Joachim von Ribbentrop – ministro degli esteri tedesco, condannato a morte; Albert Speer – Architetto di Hitler e Ministro Armamenti – condannato a 20 anni; Rudolf Hess – Alto funzionario del partito Nazista, condannato all’ergastolo.
Il processo inflisse molte condanne capitali, sia ai gerarchi sia ai loro stretti collaboratori, anche se, i reali mandanti dell’Olocausto, non comparirono ma in aula. Adolf Hitler, affiancato dalla consorte Eva Braun e dalla famiglia del suo Capo Dicastero J. Goebbels (moglie e 6 figli), si tolsero la vita nel Furherbunker assediato dai Russi. Stessa sorte per Heinrich Himmler, sotto prigionia inglese dal maggio del ’45. Hermann Göring verrà condannato, ma la sera prima dell’esecuzione ingerisce una letale pasticca di cianuro.
Molti riuscirono a non presentarsi davanti all’accusa, grazie alla capillare organizzazione segreta denominata Odessa, tra i quali (come detto): Adolf Eichmann, responsabile dello sterminio, il medico Josef Mengele e il “Delfino” Martin Bormann.
O.D.E.SS.A (organizzazione degli ex membri delle S.S.), è stata una pianificazione segreta atta a creare e strutturare canali riservati, al fine di agevolare la fuga a fine guerra degli ex ufficiali delle SS (Schutzstaffel), principalmente verso Argentina e Paesi del Sud America. Si pensa che lo stesso “Dottor Morte” Mengele (mai più trovato) e Adolf Eichmann usufruirono proprio di tale gruppo segreto, unitamente a molti altri di cui non si ebbero più tracce. Già dai primi segnali di disfatta dell’Asse, i “teutonici” si diedero alla fuga grazie ai canali segreti denominati Ratline – ovvero – linea dei ratti. Un sistema di vie che, dall’Europa portava verso i Paesi del centro e sud America; quali Argentina, Cile, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile. Due i principali canali di fuga, il primo dalla Germania verso la Spagna e quindi il sud America, e l’altra da Roma in direzione Genova e dalla città ligure verso i porti d’oltre oceano. Meta preferita? Naturalmente l’Argentina!
Nel progetto ODESSA c’è stata una responsabilità oggettiva più ampia e una copertura da parte di altre Nazioni di entrambe le sponde atlantiche. Perché proteggere e nascondere criminali così sanguinari che si sono macchiati di un’atrocità altrettanto immensa come fu il genocidio? La risposta va forse inquadrata nel forte anticomunismo viscerale che ha sempre contraddistinto non solo l’impero di Berlino ma anche parte dell’Occidente cristiano alleato. Ma sia Odessa, sia le Ratline, non riuscirono a placare la rabbia e il desiderio di vendetta del popolo Ebraico, scosso e incredulo per quanto avvenuto nei campi di sterminio dislocati nel vecchio Continente. Grazie all’enorme lavoro dell’intelligence israeliana del Mossad, e alla preziosa collaborazione del più importante cacciatore di taglie del Terzo Reich, Mr. Simon Wiesenthal, alcuni di essi, anche dopo decenni, verranno scovati sotto mentite spoglie in America latina e portati in gran segreto dinanzi alle corti di Gerusalemme. Tra loro il più noto, Adolf Eichmann, a cui gli venne inflitta la pena di morte, nel mese di maggio del 1962.
Un quinquennio, quello dal 1940 al 1945, che segna indelebilmente la storia dell’umanità per l’efferatezza con cui gli uomini si affrontarono sui campi di battaglia ma – soprattutto – per la barbarie della cosiddetta “Soluzione finale” che lasciò esterrefatta l’intera comunità internazionale. Ci lasciarono la vita sei milioni di essere umani, senza risparmiare nemmeno le piccole creature. E’ bene non dimenticarlo mai!

Mirko Crocoli