Nel primo tempo Moscardelli sbaglia un rigore e i portieri parano tutto. I secondi quarantacinque minuti sono un mortorio.

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Dal nostro inviato al Massimino – Simone Toninato – Tra Catania e Lecce è finita pari, peggio è finita 0-0 il risultato “perfetto”, che poi è anche il più brutto. Eppure, nella prima frazione le occasioni per sbloccare il risultato sono state molteplici dall’una e dall’altra parte. La più ghiotta, è capitata sui piedi di Moscardelli, già al 5’ p.t., quando il direttore di gara ha punito il tocco di mano di Garufo con la massima punizione. Il centravanti leccese dal dischetto ha spiazzato Liverani, ma ha tirato a lato. Un segnale, forse, che il pallone avrebbe avuto difficoltà a finire in rete da lì alla fine.
Braglia – allenatore ospite – ha fatto il prestigiatore, scambiando gli esterni e passando dalla difesa a tre, a quattro, a cinque, costruendo, demolendo e ricreando tutto da capo. I giallorossi (in bianco), in campo sembravano un panetto di das in grado di avvolgere l’avversario ma anche sul punto di scollarsi quando cresceva la distanza tra i due estremi (leggi fasce laterali). Lepore e Liviero (il secondo più bravo del primo in fase difensiva) hanno lottato lungo le linee esterne, limitando l’azione dei dirimpettai e concedendo il minimo sindacale in quanto a occasioni locali. Pancaro di contro si è attenuto al solito 4-3-3, che tale è rimasto anche una volta operate le tre sostituzioni. Bombagi, Lupoli, Parisi, in sostanza una riproposizione della proprietà commutativa: “cambiando gli addendi… il risultato non cambia”. Chiaro che Perucchini, numero uno salentino, ci abbia messo i mezzi: in almeno un paio di circostanze la sua opposizione sugli avanti catanesi è stata da applausi. La deviazione, in condominio con la traversa, sul diagonale di Caetano (39’ p.t.) ha la stessa valenza di un gol, sia per l’efficacia che per il momento in cui è avvenuta. Se il Catania fosse andato al riposo in vantaggio, probabilmente il secondo tempo sarebbe stato diverso. Discorso identico per l’incornata di Moscardelli, quattro minuti più tardi, che ha fatto tremare Liverani e la traversale sopra di lui. Fasi altamente spettacolari, che vanno a cozzare con il secondo tempo scialbo e soporifero, scivolato via senza colpo ferire. Una punizione di Lepore che ha attraversato l’area piccola ed è terminata tra le braccia del portiere siciliano dopo un accenno di deviazione di Papini. Tutta qui la seconda frazione compreso il recupero, corposo, concesso da Morreale.

TABELLINO

CATANIA (4-3-3): Liverani; Garufo, Bergamelli, Bastrini, Nunzella (dal 44’ s.t. Parisi); Agazzi, Musacci (dal 23’ s.t. Bombagi), Di Cecco; Calderini (dal 23’ s.t. Lupoli), Caetano, Falcone. In panchina: Logofatu, Pelagatti, Pessina, Di Stefano, Falleca. All. Giuseppe Pancaro.

LECCE (3-4-3): Perucchini; Freddi, Cosenza, Legittimo; Lepore, Papini (dal 6’ s.t. De Feudis), Salvi, Liviero; Surraco (dal 36’ s.t. Vecsei), Moscardelli (dal 17’ s.t. Caturano), Doumbia. In panchina: Bleve, Beduschi, Camisa, Lo Sicco, Sowe, Carrozza, Curiale. All. Piero Braglia.

ARBITRO: Morreale di Roma1. Assistenti: Bresmes e Semperboni di Bergamo.

RETI: .
NOTE: 7.375 spettatori, di cui 1.840 paganti, per un incasso di 13.000 euro. Ammoniti: Musacci, Parisi (C); Surraco, Papini, Freddi (L). Recuperi: p.t. 0’, s.t. 5’. Angoli: t-w.