bandierapirataIl rallentamento, che si registra, nella lotta contro la pirateria marittima nel Corno d’Africa è visto dagli Armatori tedeschi come un rischio per il trasporto commerciale navale mondiale. L’allerta è stato lanciato in un recente intervento di Ralf Nagel, amministratore della Verband Detsher Reeder – German Shipwoners Association, VDR, di Amburgo.  Nell’affermare che la presenza delle forze militari navali di numerosi Paesi nel Golfo di Aden è stata finora una garanzia a tutela degli interessi degli Armatori, Nagel ha anche spiegato che: “tuttavia, la situazione è come un fuoco che cova sotto la cenere e  che al placarsi del contrasto militare al fenomeno le fiamme di certo divamperanno di nuovo”.  Insieme a quelle di ben 42 nazioni anche la Marina Militare tedesca partecipa al contrasto del fenomeno in Somalia. In particolare Berlino ha inviato le proprie unità navali da guerra nell’ambito della missione internazionale dell’UE ‘Atalanta’. Un’attività, quella delle navi da guerra, di pattugliamento del mare e di scorta al naviglio commerciale che finora ha dato i suoi frutti in chiave di contrasto al fenomeno. Un contrasto che poi, ha trovato nella difesa armata delle navi da parte di team di sicurezza privati armati, la chiave definitiva per la soluzione del problema. Il fenomeno della Pirateria marittima al largo delle coste del Corno D’Africa aveva raggiunto livelli spaventosi con una media di tre anche quattro navi attaccate al giorno. Questo, fino a quando nel 2008 la comunità internazionale decise di intervenire militarmente a difesa delle navi commerciali che solcavano il mare infestato dai pirati somali. Bastarono pochi anni e nel 2011 l’obiettivo venne raggiunto e il fenomeno venne praticamente debellato. Oggi si registrano uno o due attacchi al mese mentre si è passati dalle centinaia di marittimi, membri degli equipaggi delle navi sequestrate, prigionieri dei pirati agli attuali 29 marittimi che risultano ancora ufficialmente nelle mani dei pirati somali in attesa che qualcuno paghi un riscatto per il loro rilascio. In verità, nelle mani dei predoni del mare somali vi sono molti più marittimi trattenuti in ostaggio. Si tratta per lo più di pescatori iraniani e yemeniti equipaggi dei tanti pescherecci che continuano a cadere nelle mani delle gang del mare che ancora infestano il bacino somalo e l’Oceano Indiano. Gang che ormai resisi conto che un attacco ad una nave difesa è praticamente un suicidio attaccano le navi indifese che sono per lo più piccole imbarcazioni o pescherecci. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio marittima internazionale, IMB, nel 2015 sono state solo 15 le navi dirottate in tutto il mondo e 271 i marittimi fatti prigionieri dei pirati. Nel 2014 i dirottamenti erano stati invece, 21 e i marittimi trattenuti in ostaggio erano stati 442 . Un dato davvero importante che però, non denota che il fenomeno è finito anzi , conferma le ‘paure’ degli Armatori tedeschi ossia che esso si è solo ridimensionato e aspetta solo il momento giusto per tornare alla ribalta.

Ferdinando Pelliccia