La diga più pericolosa del mondo”. Così nel 2006 l’U.S. Army Corps of Engineers (Corpo del Genio Militare dei Stati Uniti) ha definito la diga di Mosul, in Iraq. Per motivi politici, questa diga, la cui realizzazione è iniziata nel 1981, è stata costruita in una zona dove il terreno è composto da argilla e gesso, materiali facilmente erodibili dall’acqua. Per sopperire a tale fragilità, è quindi stato da sempre necessario pompare continuamente del cemento liquido all’interno delle sue fondamenta, per mantenerne la stabilità ed evitarne l’inesorabile crollo.
Questo processo è stato però pericolosamente interrotto quando ISIS ha occupato la diga di Mosul nell’agosto del 2014, se pur per breve tempo. Da questo momento in poi, la situazione diventa meno limpida… La maggior parte dei paesi occidentali è convinta che, dopo la cacciata di Is, i lavori di manutenzione siano stati ripresi ma frequentemente interrotti e, a seguito di un rapporto aggiornato dell’U.S. Army Corps of Engineers dello scorso gennaio, l’ambasciata americana di Baghdad ha lanciato un nuovo l’allarme, dichiarando che le condizioni della diga sono ulteriormente peggiorate e che potrebbe crollare da un momento all’altro. Un incubo, che si aggiunge all’inferno della guerra in atto in quella zona. Nel caso di cedimento della struttura, si stima la morte di più di 1.500.000 persone che vivono lungo il fiume Tigri.
Tuttavia, l’allarme generato da questo rapporto è in forte contrasto con le dichiarazioni degli ingegneri iracheni, che assicurano ai visitatori che le operazioni di manutenzione sono state interrotte solamente per otto giorni e che la diga è una struttura stabile e sicura. Anche se non confermato ufficialmente, si “vocifera” che l’allarme lanciato, sia solo un pretesto per generare contratti lavorativi per favorire delle società occidentali; in questo caso specifico, in molti stanno puntando il dito contro la ditta italiana Trevi, che ha recentemente vinto un appalto di 273 milioni di euro per riparare e stabilizzare la diga. Secondo il personale militare (i guerriglieri Peshmerga), dislocato a guardia della diga, i lavori di riparazione dovrebbero iniziare il prossimo 15 Aprile.
Con tali opinioni contrastanti, forse solo il tempo sarà in grado di svelare la verità, ma anche il più piccolo errore potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Eleonora Giuliani
e.giuliani@liberoreporter.it

Chi è Eleonora Giuliani?
Classe 1983, nata e cresciuta a Roma, sin da bambina ha iniziato a viaggiare spesso con il padre principalmente nei paesi dell’Europa Orientale, appena dopo la caduta del muro di Berlino; esperienze, queste, che hanno sviluppato una grande curiosità nel scoprire luoghi insoliti. Laureata a Roma in Lingue Straniere, trasferita a Londra per approfondire gli studi, Eleonora ha ottenuto un Master in Interpretariato e Traduzione. Lo studio approfondito delle lingue straniere l’ha portata a interagire con persone provenienti da paesi, tradizioni e culture diverse. Grazie a queste opportunità, il suo interesse per i viaggi è cresciuto esponenzialmente; interesse che ha trovato la sua evoluzione nella fotografia e nel descrivere luoghi atipici e spesso disprezzati, quelli che normalmente trovano spazio nelle prime pagine dei giornali solo ed esclusivamente quando accadono fatti eclatanti, guerre e drammi di ogni tipo.