regeni-giulioE’ iniziato l’incontro tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani inviati dal regime del Cairo per provare a fare un passo in avanti sulla morte violenta di Giulio Regeni. Nei locali della Scuola superiore di polizia a Roma, quartiere Flaminio, sono a confronto da un lato il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, arrivato molto prima della delegazione egiziana, insieme al pm Sergio Colaiocco e, dall’altro lato del tavolo, il procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman, il suo segretario Mohamed Hamdy. Presente anche il comandante del Ros Carabinieri, generale Giuseppe Governale e il direttore dello Sco Polizia, Renato Cortese.

Insieme ai due magistrati egiziani anche quattro militari: il generale Adel Gaffar, indicato come responsabile della sicurezza nazionale, il comandante Mostafa Meabed, il generale Alaa Azmi (vicedirettore delle indagini criminali a Giza, il subalterno del generale Khaled Shalaby indicato da fonti anonime come il responsabile delle torture e della morte di Giulio) e un altro militare il cui grado è imprecisato, Ahmed Aziz.

La delegazione egiziana ha con sé migliaia di pagine che, questo è l’auspicio italiano, dovrebbero fornire indicazioni credibili su quanto accaduto; in particolare gli inquirenti italiani chiedono i tabulati del traffico telefonico nelle zone dove Giulio viveva, a Dokki, e dove è stato trovato cadavere, nel quartiere 6 Ottobre.