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Jersey City (NJ), 11 aprile 1935, non è un gran giorno per il capoluogo della contea di Hudson, o per lo meno, non è uno dei migliori da ricordare per le nascite. 81 anni fa infatti, in questa località a nord est degli States, nella famosa fascia costiera colonizzata dagli italo-americani, nasceva un certo Richard Kuklinski, di origini polacche, soprannominato “The Ice Man” (l’uomo di ghiaccio), il killer più sadico e sanguinario che gli USA abbiano mai conosciuto. La sua incredibile storia di vita è già stata fonte ispiratrice di libri, saggi, documentari e lungometraggi. Quello che è stato in grado di fare questo signore, del peso di 130 kg e dall’altezza di quasi 2 metri, è a dir poco imbarazzante. Ancora non si è a conoscenza del numero esatto di vittime passate sotto le mani del killer più spietato della mafia d’america; il conteggio infatti risulta a tutt’oggi imprecisato. Dai 50 ai 250 gli omicidi per gli studiosi, circa 100 per gli organi di Polizia ma lui stesso ne ha confessati oltre 200. Nella sua autobiografia parla di 60 esecuzioni soltanto nelle prime trenta primavere (quindi anni Settanta) e, se consideriamo che è stato arrestato alla fine degli Ottanta c’è solo da immaginare quale sia in verità il triste bilancio.

Ice Man dapprima si è creato la sua personale banda di strada specializzata in furti ai supermercati per poi col tempo, grazie a comuni amicizie italo-americane ha servito per anni il crimine organizzato di stampo mafioso. Per la sua crudeltà è stato scelto da alcune “famiglie” di Cosa nostra, tra le quali la De Cavalcante e la Gambino di New York. Spietato è dire poco. Non è stato mai spinto dalle ideologie, dal credo o dal rancore (quest’ultimo in pochissimi e singoli casi) ma solo ed esclusivamente dal “Dio” denaro. Tutto quello che ha fatto è stato compiuto per il frusciante verdone. In poche parole un mercenario al soldo delle cosche. Tra i tanti “lavori” sporchi commissionati dai Padrini d’oltreoceano c’è da segnalare l’eliminazione di Carmine Genovese, di “Big” Paul Castellano e del Boss dei Bonanno Carmine Galante. I metodi usati dall’uomo sono stati tanti e disparati; strangolamento, sgozzamento, impiccagione, fucilazione, accoltellamento, avvelenamento con cianuro (una delle sue preferite), congelamento (da qui il soprannome), pestaggio, sotterramento e torture. In qualche occasione, quando richiesto, ha persino posto una telecamere verso la preda per immortalare il tutto e dimostrare ai suoi mandanti l’atrocità con cui effettuava scrupolosamente la missione. Non ha disdegnato neanche di tramortire le vittime per poi legarle e farle mangiare lentamente dai ratti all’interno di grotte sparse per le campagne del New Jersey.

Kuklinski, grazie ai proventi della mafia e al traffico di pornografia principalmente nello stato della California si è arricchito enormemente per poi sperperare tutto con il gioco d’azzardo, la droga e l’alcool. Il male primordiale di questo folle personaggio ha radici lontane, in età adolescenziale. E’ infatti comprovato che è cresciuto da ragazzino con un padre d’indole molto violenta, sia con la moglie (madre di Richard) sia con i figli. Lo shock della morte del fratello a causa proprio delle ire del padre pare sia stata la leva che ha indotto alla brutalità la mente perversa di Kuklinski. In tutto questo, sembrerà paradossale, ha avuto anche una famiglia composta da moglie (Barbara Pedrici) e tre creature. Con la consorte alternava momenti di gentilezza a istanti di irascibilità ma, evidentemente terrorizzata dall’uomo, fino al suo arresto – la donna – non ne ha mai fatto parola con nessuno, mentre, con i figli, si poneva sempre con modi garbati, infinita dolcezza e particolari attenzioni. Una doppia personalità insomma, da studio forense e medicina psichiatrica. L’unica cosa a suo favore (se così si può dire) è il codice interno, una sorta di regole ferree da seguire, ovvero non si dovevano assolutamente toccare donne e bambini. Nel caso in cui qualcuno di sua conoscenza si è macchiato di questo efferato crimine, Richard Kuklinski, non ha mai perdonato e, come un rullo compressore senza freni, ha eseguito la sua personale e sanguinaria vendetta. Dopo l’arresto avvenuto il 17 dicembre 1987, rilascia numerose interviste ai network statunitensi, cosa non gradita dalla “Commissione” Italo-Usa. Muore il 5 marzo del 2006 in circostanza sospette. Alcuni hanno ipotizzato che the Ice Man stesse parlando troppo e che quindi andasse eliminato, forse con una lenta agonia da avvelenamento. Sta di fatto che, le “gesta” di questo soggetto, fanno parte di un capitolo buio (uno dei tanti) della nostra storia recente.

Mirko Crocoli