news-nuove-rosseDal 2008 ad oggi sono sparite dal territorio economico del Sud e Isole più di 60mila imprese. E’ quanto emerge dall’edizione numero 30 del Report Sud ‘Il Sud dopo la Terza guerra mondiale si lecca le ferite’, rapporto semestrale previsionale sull’economia del Mezzogiorno realizzato da Diste Consulting per Fondazione Curella e presentato oggi a Palermo. “Rispetto a sette anni prima – si legge nel Report – il Sud/Isole appunta la chiusura di oltre 41.500 mila artigiani, per una quota dell’11%. La flessione delle imprese artigiane ha coinvolto tutte le regioni del Mezzogiorno, in Sicilia si registra -2,1%”.

I fallimenti sono tornati a diminuire – il dato siciliano indica -14,2%. – mentre le startup innovative iscritte a fine dicembre 2015 nella sezione speciale del Registro Imprese ammontano a 1.200 nel Sud/Isole con un un incremento di 348 unità (+42,1%). Per quanto riguarda gli investimenti, sia quelli in costruzioni che quelli in beni strumentali, hanno mantenuto “livelli deludenti, condizionati da un clima di fiducia delle imprese orientato all’incertezza”. Il risveglio del mercato abitativo, registrato nei mesi più recenti, non ha trovato finora nuovi fattori di sostegno in grado d’innescare un decisivo rilancio del settore. “C’è da smaltire – spiegano – in primo luogo il cumulo d’invenduto degli anni passati”. La domanda interna ha mostrato cauti segni di rianimazione tanto dal lato dei consumi famigliari (+0,5% in volume) quanto da quello degli investimenti (+1,0%). La spesa familiare in quantità resta comunque bloccata sui livelli di vent’anni fa, la spesa in conto capitale sprofonda letteralmente, diminuendo di quasi il 40% rispetto al 2007. Il contributo della domanda estera è positivo anche se modesto: le esportazioni di merci crescono del 4,0% in termini monetari, dopo due flessioni precedenti, le importazioni scendono (del 5,6%) per il quarto anno di seguito.

Agricoltura, silvicoltura e pesca recuperano le forti perdite dell’anno precedente chiudendo il 2015 con una crescita del 5,5%. Il ramo delle costruzioni registra un incremento dell’1,5%, il primo dopo una serie continua di dieci smottamenti e, rispetto a undici anni prima, l’edilizia annota un calo di attività attorno al 36%. I servizi risentono del mancato deciso rilancio dei consumi.