yara-gambirasioNessuna prova contro Massimo Bossetti, ma “un castello di suggestioni” che la difesa è pronta a far crollare nell’udienza di domani quando i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini metteranno in fila, nella seconda parte della lunga requisitoria, tutti i tasselli di un puzzle che restituisce “la figura di un uomo scelto a caso come il colpevole” dell’omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010.

Davanti alla corte d’Assise di Bergamo, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, gli avvocati ripartiranno dal ricostruire i movimenti del furgone di Bossetti, nel giorno della scomparsa della 13enne di Brembate, per mettere in crisi i tempi dettati dall’accusa. L’allineamento degli orari delle tre telecamere – il distributore della Shell e quelle vicino al centro sportivo – dimostrerebbe che Bossetti avrebbe sostato almeno dieci minuti in via Rampinelli, eppure né le immagini né i testimoni parlano di un furgone fermo a lungo.

Nessun movente, né certezza su come sia avvenuta l’aggressione, l’orario della morte si colloca a poche ore dalla scomparsa, mentre la tesi che sia stata uccisa nello stesso campo di Chignolo d’Isola divide accusa e difesa. La presenza di sfere metalliche e di fibre – le prime riconducibili al mondo dell’edilizia le altre compatibili con quelle dei sedili del mezzo dell’imputato – “non costituiscono una prova”; così come le bugie di Bossetti o le ricerche pornografiche sul computer successive al delitto non bastano a condannare un uomo. E’ sul Dna che i difensori sono pronti a dare battaglia, in particolare sul modo in cui è stato conservato.

La traccia biologica mista di Yara e di Bossetti trovata sugli slip e sui leggings della vittima costituisce il faro dell’inchiesta, secondo il pubblico ministero Letizia Ruggeri. Ma i difensori dell’unico imputato sono pronti a oscurare questa prova sottolineando come la stessa presenti “alcuni aspetti critici”. Non solo il Dna mitocondriale non combacia con quello del muratore di Mapello – dato che per l’accusa non inficia il risultato del Dna nucleare – ma i legali sono pronti a mettere l’accento sul modo in cui la stessa traccia biologica è stata conservata e maneggiata.

Nella requisitoria – inizierà a parlare l’avvocato Camporini, poi con il collega Salvagni si scambieranno più volte la parte – ci sarà spazio anche per i riferimenti alle sentenze della Cassazione in cui si evidenzia che il Dna da solo non basta per emettere una sentenza di colpevolezza. “I dubbi contro Bossetti – a dire dei legali -, sono troppi e ne basta uno solo per assolvere un sospettato”.

Per Bossetti – accusato anche di calunnia per aver accusato del delitto di Yara un ex collega – il pm ha chiesto la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi. La sentenza è attesa il primo luglio, un’udienza che si aprirà con le dichiarazioni spontanee dell’imputato.