La Corea del Nord non smette di fare notizia: all’inizio di Settembre, infatti, i vertici militari hanno effettuato il quinto (e piú potente) esperimento nucleare, seguito, a pochi giorni di distanza, da un ulteriore test su un motore a razzo ad alta potenza, da poter usare su missili balistici.
Tali recenti attività confermano la politica di questo Stato, volta a mantenere sempre elevata la tensione militare, sia all’interno del Paese, che all’esterno dei propri confini. Sul suo territorio, il Regno “dei tre Kim”, infatti, ha da sempre sfruttato l’imminente minaccia di guerra come meccanismo per controllare la popolazione e mantenerla costantemente in una sorta di suggestione atterrita e impotente verso lo strapotere dei dittatori che si sono succeduti. Nei confronti degli Stati avversari, invece, la recente acquisizione di armi nucleari viene concepita come una sorta di polizza assicurativa volta a scoraggiare qualsiasi potenza esterna, come – ad esempio – gli Stati Uniti, dall’intervenire nei supposti affari della Corea del Nord. La storia recente di altri dittatori, destituiti e/o uccisi (ricordiamo Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia), ha influenzato la politica di riarmo atomico di Kim Jong-un, che nel suo delirante esercizio del potere, pensa così di spaventare e far desistere da iniziative militare sia gli oppositori interni che gli Stati confinanti o geograficamente vicini, come, ad esempio, la Corea del Sud e il Giappone. Inoltre, non è da sottovalutare la personalità disturbata che ha caratterizzato tutti i membri della famiglia Kim e che si rispecchia nel compiacimento verso la totale ed eccessiva militarizzazione del Paese. Tale politica, che distoglie risorse dall’agricoltura o da altre attività che contribuirebbero allo sviluppo della popolazione, ad oggi ancora malnutrita, continua ad essere perseguita nel totale disprezzo del diritto ad una vita dignitosa dei cittadini.
L’attuale dittatore Kim Jong-un dovrebbe temere la nemesi della storia: prima o poi i tiranni crollano ignomignosamente. Se ciò dovesse succedere, quali potrebbero essere le conseguenze? Tutti quei militari addestrati a forza a non esercitare le minime capacità critiche, potranno acquisire coscienza e contribuire alla costruzione di un Paese libero? Potranno essere recuperate le antiche tradizioni ed i saperi di una civiltà millenaria per fondare uno Stato veramente civile? O, piuttosto, dovremo assistere all’ennesimo bagno di sangue fra fazioni opposte? L’Occidente, in tal caso, dovrebbe attrezzarsi sin da ora al fine di evitare, eventualmente, un pericoloso vuoto di potere, accompagnando la cittadinanza verso il recupero di una vita finalmente pacificata.

Eleonora Giuliani
e.giuliani@liberoreporter.it

Chi è Eleonora Giuliani?
Classe 1983, nata e cresciuta a Roma, sin da bambina ha iniziato a viaggiare spesso con il padre principalmente nei paesi dell’Europa Orientale, appena dopo la caduta del muro di Berlino; esperienze, queste, che hanno sviluppato una grande curiosità nel scoprire luoghi insoliti. Laureata a Roma in Lingue Straniere, trasferita a Londra per approfondire gli studi, Eleonora ha ottenuto un Master in Interpretariato e Traduzione. Lo studio approfondito delle lingue straniere l’ha portata a interagire con persone provenienti da paesi, tradizioni e culture diverse. Grazie a queste opportunità, il suo interesse per i viaggi è cresciuto esponenzialmente; interesse che ha trovato la sua evoluzione nella fotografia e nel descrivere luoghi atipici e spesso disprezzati, quelli che normalmente trovano spazio nelle prime pagine dei giornali solo ed esclusivamente quando accadono fatti eclatanti, guerre e drammi di ogni tipo.