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Era il 1986, anno in cui questo cult uscì sul secondo canale della nostra televisione di Stato. Ad onor del vero le prime puntate negli “States” registrarono un fiacco debutto per poi, come uno tsunami inarrestabile, nelle cinque stagioni successive, fare un vero e proprio exploit senza precedenti.
Questa è l’incredibile storia di quello che può fare la settimana arte e quanto essa possa influire persino nella società di tutto il mondo. Tre gli “attori” principali della vicenda; Michael Mann, ovvero il Re incontrastato della tv-movie, la coppia di fantastici “sbirri” sottocopertura in Ferrari e la città di Miami, simbolo incontrastato di un’epoca che porta in se tanti nostalgici ricordi. I numeri parlano chiaro: la serie televisiva più costosa mai prodotta fino ad allora, con oltre 1 milione di dollari ad episodio, 100 mila dollari di guardaroba ogni puntata, colonna sonora per 12 settimane al primo posto e decine di milioni di accaniti telespettatori in tutto il globo. “I vizi di Miami” stracciò tutta la concorrenza del settore, nessun poliziesco prima di lui aveva mai osato tanto. La lungimirante idea fu di Anthony Yerkovich, il quale, incuriosito ed ispirato dalla vera malavita fatta di loschi affari di droga che imperversava in Florida, decise di intraprendere una complicata trasposizione cinematografica. Mann lo seguì e la scelta dei protagonisti – a dir poco perfetti – cadde su Don Johnson (Sonny Crockett) e Philip Michael Thomas (Ricardo Tubbs). Il maniacale regista non solo rese celebri i due sconosciuti attori ma anche la stessa città divenuta set, incrementando negli anni a seguire il turismo in entrata. Tutto era magia; tecniche di montaggio, fotografia, luci, location, abbinamenti cromatici, inquadrature spettacolari, edifici in stile Art Déco, comparse, mare cristallino e turchese, ambientazioni notturne e – soprattutto – le inconfondibili musiche di Jan Hammer, rigorosamente al sintetizzatore.
Ma c’è un particolare che più di ogni altro ha contraddistinto questa serie storica e che è stato studiato con scrupolosa attenzione; è la moda! La vivacità dei colori pastello, l’inconfondibile look dei protagonisti, i contrasti tra sfondo e primi piani e le auto volute da casa Maranello sono parte essenziale dell’intero progetto. La moda ha avuto un ruolo determinante per il telefilm e i due super poliziotti, in breve tempo, sono diventati veri e propri idoli da emulare. Un’idea audace, coraggiosa e costosa che ha premiato la produzione e il regista e che ha fortemente contraddistinto i magnifici anni ’80. Questo essere agli antipodi ma rispecchiare fedelmente le loro personalità è stata la chiave vincente. Mentre Rico Tubbs era sempre elegante e attento ai particolari, Sonny Crockett, il vero leader della squadra, aveva uno stile squisitamente casual ma estremamente studiato. Il classico tipo da spiaggia che non indossava mai né cinture né calzini ma che, con i suoi completi principalmente di lino bianco divenne uno status symbol degli anni più belli del secolo scorso. Nulla è stato lasciato al caso e nessuna combinazione cromatica era casuale. Gianni Versace in persona ha curato i guardaroba ed Enzo Ferrari ha donato l’auto che sfrecciava sul lungomare dell’atlantico; la magnifica ed inconfondibile Testarossa rigorosamente di colore bianco. Su questa storia del veicolo ci sono diverse teorie. Nella prima stagione sembra venne utilizzata una replica della Ferrari 365 GTS/4 Daytona Spyder, assemblata su una Chevrolet Corvette. Successivamente, la leggenda vuole, che per far cessare questa situazione imbarazzante, il patron del Cavallino ha poi donato due autentiche biposto, quelle maggiormente in voga in quel periodo, per far fronte alle altre serie in programmazione.
Come per incanto gli armadi degli uomini di mezza America si riempirono di giacche, camicie colorate e mocassini in pelle, il “Sonny-style” divenne emblema di un’epoca corrotta ma sfavillante, criminale ma lussureggiante e il “gioco” del “duo” sopra le righe ma incorruttibile non esitò ad attecchire nella società occidentale. La storia del costume di quegli anni anni nasce proprio da questo immortale capolavoro, a comprova di quanto sia veramente influente la lunga mano del cinema nella vita quotidiana dei comuni mortali. Quelle inconfondibili tinte pastello dei modaioli e griffati Crockett e Tubbs, quel grattacielo sullo sfondo con la classica scalinata in primo piano, quel motoscafo da Paperoni attraccato al molo, quegli intrecci del narcotraffico a due passi dai caraibi, quel sottopagato ma emozionante lavoro dello “sbirro” infiltrato e quella colonna sonora che ha risuonato per anni negli stereo di tutto il mondo è – e sarà sempre – uno spaccato di vita che rimarrà impresso indelebilmente nell’immaginario collettivo. Difficile – per chi lo ha vissuto – poter dimenticare, poiché anche questa è storia del Novecento!

Mirko Crocoli