Il partito della destituita presidente Rousseff e dell’ex presidente ora indagato Lula da Silva, ha subito una dura batosta nel primo turno delle elezioni amministrative, le prime indette dopo la destituzione di Dilma Rousseff, per il coinvolgimento nello scandalo Petrobras.
Dura sconfitta per i partiti politici brasiliani coinvolti nello scandalo Petrobas al primo turno delle elezioni amministrative, le prime indette nel Paese dalla destituzione della presidente Dilma Rousseff il 31 agosto scorso. Ed è proprio il partito di Rousseff e dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva ad aver subito la sconfitta più pesante: il Partito dei Lavoratori perde quattro delle cinque capitali di Stato che amministrava, e i due terzi dei comuni che aveva vinto nel 2012, risultando il decimo partito per numero di sindaci eletti.
La batosta più amara a San Paolo, prima città del Brasile per popolazione e tradizionale roccaforte di sinistra. Qui il candidato del Partito socialdemocratico (Psdb), Joao Doria, si impone sul sindaco uscente Fernando Habbad, considerato l’erede di Lula, con il 53% delle preferenze. Una doppia vittoria, quella di Doria, che passa al primo turno per la prima volta da quando, nel 1992, sono stati introdotti i ballottaggi nelle amministrative. Al Psdb va anche la capitale dello Stato di Minas Gerais, Belo Horizonte.
Dalla tornata elettorale, importante test per i principali partiti politici brasiliani in vista delle presidenziali del 2018, esce sconfitto anche il partito del Movimento Democratico Brasiliano (Pmdb) del presidente Michel Temer. Il Pmdb perde Rio de Janeiro e non passa al secondo turno, dove si sfideranno il senatore conservatore e vescovo evangelico Marcelo Crivella, e l’esponente del Partito Socialismo e Libertà Marcelo Freixo.
Dei 144 milioni di cittadini chiamati a rinnovare i consigli comunali in 5.568 città, il 40% degli aventi diritto al voto non si è recato alle urne, nonostante il voto sia obbligatorio in Brasile, o si è astenuto.

