Karol Wojtyla: il Santo polacco – Il 22 Ottobre di 38 anni fa la proclamazione ufficiale a Pontefice

papa-giovanni-paolo-IIIn gioventù veniva simpaticamente chiamato dagli amici “Lolek”, un ragazzino scanzonato e umile ma profondamente amante della vita. Proveniva da una Polonia meridionale povera ma onesta, da madre Emilia e padre Karol Wojtyla Senior. E’ la città di Wadowice, tra i Carpazi e Cracovia, con poco meno di ventimila abitanti a dare i natali a Karol il 18 maggio del 1920, poi divenuto il 264° Pontefice della Sacra Romana Chiesa. Dopo la morte dell’adorata madre, il giovane Karol si trasferisce con il padre a Cracovia per iscriversi alla facoltà di lettere presso l’Università della città. Durante la seconda guerra mondiale e l’invasione tedesca, prima si allontana da Cracovia per evitare le terribili deportazioni delle forze germaniche nel secondo conflitto, poi, terminati i massacri, rientra per lavorare presso una cava di pietra. Scampato alle persecuzioni di Hitler, dopo la scomparsa anche del padre, sente la vocazione per il percorso ecclesiastico ed entra in seminario.
Il 1 novembre 1946 viene ordinato sacerdote e il 30 dicembre del 1963 è nominato arcivescovo di Cracovia. Una carriera folgorante per l’ormai porporato, il quale, nell’agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI, partecipa di diritto al Conclave. In quella precisa votazione verrà eletto Albino Luciani, ovvero Papa Giovanni Paolo I, ma il suo pontificato sarà brevissimo. Difatti, dopo soli 33 giorni, il “buon” Luciani muore in circostante tutt’oggi ancora definite misteriose e non del tutto chiarite.
Ancora di ritorno a Roma per l’ennesimo Conclave, l’arcivescovo di Cracovia, assiste alla sua incredibile quanto inaspettata elezione a Santo Padre. All’ottavo scrutinio, alle 18:45 circa del 16 ottobre 1978, dalla loggia di San Pietro si proclamò l’”Habemus Papam”. Giovanni paolo II è il primo pontefice straniero dopo 450 anni. Pochi minuti più tardi, il nuovo Pontefice si affacciò dalla loggia in San Pietro pronunciando la frase divenuta famosa, parte integrante della storia del novecento: “Se sbaglio mi corrigerete…”.

Fu il 22 Ottobre che inizio realmente il suo lungo ministero petrino.
L’aria di cambiamento dopo secoli di chiusura sembra sia finalmente arrivata, non solo per la Chiesa ma anche e soprattutto per l’intera comunità cristiana. Viaggiatore instancabile, portatore di pace e amore in ogni luogo della Terra, Papa Wojtyla, oltre a diffondere un messaggio sincero e innovativo, si rende portatore ufficiale dell’unione e la tanto agognata apertura tra l’occidente filo americano e l’oriente totalitarista sovietico, nel complicato contesto della Guerra Fredda. Essenziali la sue azioni di supporto al movimento di Lech Walesa, al crollo del cosiddetto comunismo reale del Patto di Varsavia (poi dimostratosi fallimentare) e al dialogo con le altre principali religioni monoteiste del Globo. Per il suo rapporto squisitamente amabile nei confronti dei popoli, per il buon dialogo con i “cugini” delle varie sinagoghe di Roma e non solo, per l’impegno di fratellanza con l’intera comunità ebraica e con quella musulmana e perfino per l’appoggio alle istituzioni nella dura lotta alla mafia e contro tutti i conflitti nel terzo mondo, questo giovane minatore di Cracovia si colloca indiscutibilmente nella vetta degli uomini più importanti del secolo scorso e della nostra storia moderna. Wojtyla lascia la vita terrena il 2 aprile 2005. Due anni dopo si apre nei suoi confronti la causa per un’eventuale beatificazione che avverrà ufficialmente il 1 maggio 2011, in una Piazza San Pietro gremita di quasi 2 milioni di fedeli. Papa Giovanni Paolo II, il polacco venuto da molto lontano, il simpatico sciatore che ha fornito una visione nuova alla cristianità mondiale e colui che oggi è ancora ricordato con nostalgia e affetto, è riuscito a lasciarci anche numerosi e memorabili scritti. Tra questi, la splendida lettera dedicata alle donne che riportiamo in stralcio, nobile e quanto mai importante in questo particolare momento storico in cui le donne sono oggetto frequentissimo di violenza e di morte.

“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani”.

Mirko Crocoli