Le sfide sul mercato digitale non finiscono mai, soprattutto in un settore in continuo fermento e sempre pronto ad “aggredire” nuove fette di mercato. È quanto sta accadendo nei confronti della generazione dei cosiddetti “Millennials”, la generazione di utenti nati tra il 1980 e il 2001 e con forte propensione al digitale e alle tecnologie.

mercato-digitaleSono proprio loro i potenziali protagonisti dei futuri investimenti, protagonisti di un passaggio generazionale di ingenti patrimoni. Ed è per questo che “colpire” questa generazione può essere un grande risultato, soprattutto per i player che già operano nel settore più frequentato dai Millennials, ossia il web e i social network. Cambiano in tal senso, quindi, tutte le mastodontiche strutture finanziarie, che hanno già investito – e continuano a destinare grandi quote – per permettersi un’adeguata infrastruttura digitale in grado di supportare ogni fase della User Experience, sia nel front office che nel back office.

Secondo quanto ha dichiarato a “Il Sole 24 Ore” Mauro Panebianco, partner di Pwc: “Bisogna sfruttare le potenzialità del digitale per disegnare una gamma molto più ampia di informazioni disponibili e proponendo servizi dinamici e innovativi. È fondamentale far vivere al cliente una nuova customer experience attraverso siti dinamici e robotici, in modo da attrarre utenti avvezzi ad utilizzare durante tutto l’arco della giornata gli strumenti digitali. Allo stesso tempo – conclude Panebianco – sarà importante raccogliere e analizzare le informazioni fornite dai clienti, anche per far evolvere i servizi di consulenza con un approccio digitale e su misura, con un’analisi anticipata dei bisogni e delle abitudini dell’investitore finale“.

Ed è per questo che, dopo che è cambiata l’offerta, sempre più votata al digitale, cambierà anche il ruolo del consulente. A confermarlo è la stessa Pwc, che ha proposto un sondaggio con ProfessioneFinanza ad un campione di oltre 500 consulenti finanziari. I clienti tra i 15 e 35 anni hanno un portafoglio non molto gonfio, spesso non ha un lavoro a tempo indeterminato e non mostrano grandi propensioni verso investimenti a lungo termine. In considerazione delle caratteristiche su citate, i Millennials preferiscono investire i propri risparmi in soluzioni come i piani d’accumulo di capitale o gli Etf. I rischi contenuti, una gestione più semplificata e un guadagno sicuramente meno importante ma con più certezze caratterizzano questa opzione d’investimento, e potrebbero corrispondere ai primi passi della generazione anagraficamente più giovane e più legata alla tecnologia. La chiave per fare breccia nel cuore dei Millennials è quindi la stessa evoluzione tecnologica: è infatti consigliabile un rapporto smart, senza fronzoli, con risposte chiare ed immediate e con linguaggi appropriati.

L’evoluzione tecnologica del pubblico che si rivolge ai Piani d’accumulo di Capitale è disegnata dagli algoritimi utilizzati dal robo advisor Moneyfarm, che hanno modificato il modo di investire: sempre più piccoli, compresi tra 10 e 50mila euro, e sempre più a misura del caro, vecchio salvadanaio, con rischi ridotti ai minimi termini grazie al controllo della volatilità dei mercati. Il piano d’accumulo del capitale è il punto di contatto più vicino alla generazione dei millennials, e le sue caratteristiche potrebbero fare la fortuna di tutti quei player che hanno puntato decisamente su questa formula d’investimento.

 

 

(AS)