Dovrebbe giurare questa sera davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il governo presieduto da Paolo Gentiloni. Alle 17,30, il premier incaricato si recherà al Quirinale. Intanto, come sempre in questi casi, impazza il totoministri. Critiche fortissime da parte di Lega e Movimento 5 Stelle.

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“Salirò al Quirinale alle 17.30, per riferire al Presidente della Repubblica sull’incarico ricevuto”. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio incaricato, Paolo Gentiloni, al termine delle consultazioni con le forze politiche, dal quale ha detto di aver ricavato “elementi utili per il mio lavoro. Ho cercato di conciliare l’esigenza di tempi molto stretti con la necessità di ascoltare le forze parlamentari”. Il governo presieduto da Gentiloni giurerà questa sera al Quirinale nelle mani di Mattarella.

Il Pd garantirà un “sostegno forte, leale, attivo nel dare un contributo di idee e proposte, pieno, convinto delle sue scelte” al governo che sta per nascere, ma ritiene che “questa legislatura abbia svolto il suo percorso, esaurito la sua spinta propulsiva” e quindi che “l’orizzonte delle elezioni sia vicino”. Lo ha affermato il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, al termine dell’incontro che insieme al suo collega del Senato, Luigi Zanda, ha avuto con il presidente del Consiglio incaricato.

Quella dem è stata l’ultima delegazione nel programma di consultazioni che sono riprese questa mattina. Il primo incontro è stato con la delegazione di Fdi, poi Svp, il gruppo Civici e innovatori, Conservatori e riformisti, Area popolare, Forza Italia e il gruppo Gal del Senato.

Lega e M5S ieri hanno deciso di disertare i colloqui. “Non riconosciamo alcuna legittimità a Gentiloni e al suo governo. Non abbiamo tempo da perdere in inutili consultazioni. L’unica risposta che vogliamo ascoltare è la fissazione della data per le elezioni politiche”, ha affermato Matteo Salvini.

TOTOMINISTRI – Intanto impazza il totoministri. Angelino Alfano al dicastero degli Esteri sembra essere una delle ipotesi più probabili. D’altronde, Alfano potrebbe rappresentare un elemento di garanzia del rapporto con il Partito Popolare Europeo. Nel corso di questi anni al governo ha consolidato i rapporti con le cancellerie internazionali e partecipato ai summit dei leader del PPE che precedono i vertici dei Capi di Stato e di Governo. Tra i punti a favore di Alfano alla Farnesina i rapporti con il premier spagnolo Mariano Rajoy e con la cancelliera tedesca Angela Merkel. E anche con Theresa May e Bernard Cazeneuve ha avuto modo di stringere legami nei tempi in cui reggevano i dicasteri degli Interni prima di diventare rispettivamente primo ministro del Regno Unito e primo ministro della Francia. Altro punto a suo favore, potrebbe essere il fatto di non essersi schierato dalla parte della Clinton alle presidenziali Usa, che hanno visto trionfare Donald Trump.