Come noto, è presente una richiesta elevatissima di prodotti delle specie in via di estinzione in Africa, quali avorio, corna e pelle, da parte di paesi asiatici, in particolare Cina e Vietnam, che per i più svariati motivi, da quelli economici a quelli che attengono alla tradizione ed alla pratica della medicina, si avvalgono di tali reperti. Questo mercato, diventato assai fiorente, ha creato inevitabilmente una armata di bracconieri, contrabbandieri,  intermediari e faccendieri che condividono il losco compito di stabilire e mantenere abilmente processi di uccisione e distribuzione di questa particolare “merce”, dalle savane dell’Africa, alle sponde più remote dell’Asia. Le specie africane piú richieste sono elefanti e rinoceronti, ma anche altri animali fanno le spese dell’attività di una rete criminale che corrompe militari e poliziotti compiacenti ad ogni passaggio del processo.

A causa del grosso margine di lucro di quest’attività, anche altri gruppi criminali più difficilmente definiti, o minoritari, si sono ritagliati un ruolo, più o meno marginale, nella catena di tale sanguinoso mercimonio.

È stato confermato, infatti, che alcune milizie regionali africane, particolarmente violente, come Lord’s Resistance Army (Esercito di Resistenza del Signore) e i Janjaweed (milizie arabe sudanesi), trafficano avorio illegale per finanziare le loro attività delittuose. Da ulteriori informazioni (sebbene non confermate), poi, si è appreso che anche Al-Shabaab (gruppo islamista militante somalo), Boko Haram (gruppo islamista nigeriano) e lo Stato Islamico, hanno accesso allo scambio illegale di avorio.

Uno dei paesi maggiormente coinvolto è il Sudan, dove la corruzione ed un governo debole hanno contribuito alla creazione di un mercato illegale di specie in via di estinzione particolarmente fiorente. Nel mercato centrale di Khartoum esiste, ed è abbastanza visibile, un’area dove è possibile acquistare facilmente una vasta gamma di prodotti. La maggior parte dei materiali in vendita sono vietati dalla Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora treaty (CITES) (convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione).
Tuttavia, questo trattato non preoccupa alquanto i mercanti che vendono i loro prodotti a prezzi elevati e pagano tangenti alle forze dell’ordine sudanesi per assicurarsi di continuare le loro attività indisturbati. Essi, per una maggiore protezione, assoldano sentinelle che, con una breve telefonata ai contatti presenti nel mercato, avvisano dell’arrivo della polizia. Peraltro, come ci è stato spiegato, le forze dell’ordine raramente si avventurano all’interno del mercato dei contrabbandieri. Le autorità sudanesi, a seguito di pressioni da parte delle potenze occidentali, volte ad intervenire e interrompere lo smercio di specie in via di estinzione, mettono in scena un macabro teatrino dove la polizia arriva “a sorpresa” nel mercato per porre fine ai traffici illegali. Peccato che qualcuno avverta sempre trafficanti qualche ora o anche giorni prima dell’irruzione che, guarda caso,  non rileverà alcun tipo di materiale illecito. Ciò verrà considerato un successo e le autorità evidenzieranno la mancanza di prove di attività illegali nel loro paese; inoltre, confermeranno la loro collaborazione con i paesi occidentali, nonchè la loro serietà nel combattere e sconfiggere la criminalità locale.

La realtà è che, sia il governo sudanese, che i mercanti in Khartoum, beneficiano della mancanza di controllo e del rispetto della legge.

Abbiamo fatto un’esperienza diretta del grado di corruttela e di complicità fra autorità e trafficanti: una mattina, esitanti, ci siamo avventurati nel mercato. I mercanti sarebbero stati ostili o sorpresi della nostra presenza? Ci dicevamo che, sicuramente, la macchina fotografica non sarebbe stata gradita. Ma, al contrario, nostro è stato lo stupore nel vedere con quanti sorrisi e strette di mano siamo stati accolti! E certamente non erano sorpresi. Quindi abbiamo capito di non essere gli unici “stranieri” ad entrare in contatto con i trafficanti e che questo comportamento per noi inaspettato era una indicazione precisa e puntuale della profonda complicità tra il governo locale ed alcuni cittadini di paesi occidentali.

Tale quadro nefasto dimostra che il problema del traffico di materiale proveniente da specie protette, non riguarda solo la sofferenza degli animali ma che, attraverso i ricavi che questi gruppi criminali ricevono e che vengono utilizzati per attentati o per sostenere guerre, si alimenta anche il patimento e l’assassinio della popolazione umana. Dobbiamo pensare, quindi, alla salvaguardia di tutti gli esseri viventi perchè uniti da un filo rosso di violenza e di morte.
Anche l’uccisione di un singolo elefante deve pesare sulla coscienza di tutti.

Eleonora Giuliani
e.giuliani@liberoreporter.it

Chi è Eleonora Giuliani?
Classe 1983, nata e cresciuta a Roma, sin da bambina ha iniziato a viaggiare spesso con il padre principalmente nei paesi dell’Europa Orientale, appena dopo la caduta del muro di Berlino; esperienze, queste, che hanno sviluppato una grande curiosità nel scoprire luoghi insoliti. Laureata a Roma in Lingue Straniere, trasferita a Londra per approfondire gli studi, Eleonora ha ottenuto un Master in Interpretariato e Traduzione. Lo studio approfondito delle lingue straniere l’ha portata a interagire con persone provenienti da paesi, tradizioni e culture diverse. Grazie a queste opportunità, il suo interesse per i viaggi è cresciuto esponenzialmente; interesse che ha trovato la sua evoluzione nella fotografia e nel descrivere luoghi atipici e spesso disprezzati, quelli che normalmente trovano spazio nelle prime pagine dei giornali solo ed esclusivamente quando accadono fatti eclatanti, guerre e drammi di ogni tipo.