Ecco quali sono le motivazioni che hanno spinto la Corte Costituzionale a correggere la legge elettorale (l’Italicum) con la sentenza del 25 gennaio scorso. Il referendum del 4 dicembre ha confermato un assetto costituzionale basato sulla parità di posizione e funzioni delle due Camere elettive e da questo concetto la Consulta parte per sviluppare le correzioni messe in atto. 

consultaLa legge elettorale deve garantire maggioranze omogenee tra Camera e Senato. E’ quanto evidenzia la Consulta nelle motivazione della sentenza con la quale il 25 gennaio ha ‘corretto’ l’Italicum. La Corte Costituzionale “non può esimersi dal sottolineare che l’esito del referendum ex art. 138 Cost. del 4 dicembre 2016 ha confermato un assetto costituzionale, basato sulla parità di posizione e funzioni delle due Camere elettive”, è la premessa.

In tale contesto, prosegue la Consulta, la Costituzione, “se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”.

Premio di maggioranza – Non è “irragionevole” un premio di maggioranza, assegnato alla lista che al primo turno ottiene il 40 per cento, scrive la Corte Costituzionale, perché “consente di attribuire la maggioranza assoluta dei seggi in un’assemblea rappresentativa alla lista che abbia conseguito una determinata maggioranza relativa”.

Turno ballottaggio – Il turno di ballottaggio previsto dall’Italicum ha “il compito di supplire al mancato raggiungimento, al primo turno, della soglia minima per il conseguimento del premio, al fine di indicare quale sia la parte politica destinata a sostenere, in prevalenza, il governo del Paese”. Tuttavia “tale obbiettivo non può giustificare uno sproporzionato sacrificio dei principi costituzionali di rappresentatività e di uguaglianza del voto, trasformando artificialmente una lista che vanta un consenso limitato, ed in ipotesi anche esiguo, in maggioranza assoluta”.

Sì capilista bloccati in liste brevi – Il sistema dei capilista bloccati previsto dall’Italicum è legittimo, scrive la Corte costituzionale, in quanto l’elettore ha comunque la possibilità di scegliere i candidati nell’ambito di liste brevi ed esprimendo fino a due preferenze. “Mentre lede la libertà del voto un sistema elettorale con liste bloccate e lunghe di candidati, nel quale è in radice esclusa, per la totalità degli eletti, qualunque indicazione di consenso degli elettori, appartiene al legislatore -spiegano i giudici della Consulta- discrezionalità nella scelta della più opportuna disciplina per la composizione delle liste e per l’indicazione delle modalità attraverso le quali prevedere che gli elettori esprimano il proprio sostegno ai candidati”. “Alla luce di tali premesse”, le norme contenute nell’Italicum “non determinano una lesione della libertà del voto dell’elettore, presidiata dall’articolo 48, secondo comma, della Costituzione. Il sistema elettorale previsto” dalla legge all’esame della Corte “si discosta da quello previgente per tre aspetti essenziali: le liste sono presentate in cento collegi plurinominali di dimensioni ridotte, e sono dunque formate da un numero assai inferiore di candidati; l’unico candidato bloccato è il capolista, il cui nome compare sulla scheda elettorale (ciò che valorizza la sua preventiva conoscibilità da parte degli elettori); l’elettore può, infine, esprimere sino a due preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capilista”.