Dopo un’iniziale interessamento da parte degli organi d’informazione, da un po’ di tempo la guerra in Ucraina ha cessato di fare notizia. E non perché essa si sia ridimensionata o sia al momento meno sanguinosa. Semplicemente, malgrado le morti provocate su entrambi i fronti, la situazione si è cristallizzata e nessuno dei due eserciti (russo e ovviamente ucraino) ha riportato successi significativi. Al momento i due fronti si osservano l’un l’altro in una sorta di guerra di trincea che, malgrado le tecnologie militari più avanzate, ricorda molto da vicino la situazione che caratterizzò la Prima Guerra Mondiale, quella del 1914-1918. Infatti, durante il giorno si odono solo sporadici colpi sparati da cecchini nascosti ma, col favore del buio, lo scambio si accende senza sosta, quasi freneticamente, con violenti di colpi di artiglieria, fino al sorgere del sole.

La quasi sospensione degli scontri durante il giorno è dovuta alla presenza sul territorio degli osservatori dell’Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE) ma un comandante ucraino, che preferisce rimanere anonimo, denuncia la morte di 2 o 3 soldati quotidianamente e lo stesso sembra accadere all’esercito avversario.

Le forze ucraine sono composte da militari regolari e da volontari anche stranieri (polacchi, italiani e cittadini israeliani, ad esempio), tutti molto motivati e coinvolti anche emotivamente nella causa. Risultano anche essere supportati assai favorevolmente dalla popolazione locale.  In contrasto a questa situazione, però, spesso si possono osservare attriti con le istituzioni ucraine, con il governo, che teme una mancanza di adeguato controllo su queste forze, diciamo così, non inquadrate nei ranghi regolari.

L’esercito ucraino, paradossalmente, sembra avere meno familiarità con il territorio teatro degli scontri, piuttosto che i volontari che, in gran parte, o provengono da quelle stesse zone o, comunque, vengono lasciati molti mesi “con gli stivali sul terreno”, anche se privi di mezzi pesanti o corazzati. Pertanto, se pur variegato, il fronte ucraino sembra coeso e pronto alla collaborazione fra le varie componenti.

Molte munizioni di tutti i tipi vengono impiegate negli scontri, dai semplici proiettili alle bombe a mano, dalle granate a colpi sparati da obici. Da osservatori esterni abbiamo chiesto ad uno dei comandanti di questi soldati volontari se questo continuo scambio di colpi potesse impoverire le scorte. Ci ha risposto con una risata, mostrandoci quanta artiglieria era disponibile: molto materiale, infatti, era stato accuratamente posizionato anche fuori dai depositi, coperto in vari modi.

I volontari normalmente occupano case abbandonate a causa del conflitto, con  muri e finestre rinforzati con sacchi di sabbia, e da lì si muovono, in un continuo andirivieni, con la linea del fronte. A volte, però, a seconda delle esigenze dei combattimenti,  gruppi di uomini devono rimanere per l’intera notte in trincea e si cambiano di posto solo dopo determinati turni, con le forze fresche rimaste in casa.

Nessuno al momento è in grado di prevedere che tipo di evoluzione avrà il conflitto. Una cosa, però, è certa: qualora una delle due parti dovesse spezzare l’immobilismo che si è venuto a creare, dovrà combattere aspramente e fatalmente cadranno molte vite. Il tempo di posizionare armi letali e numerose sul terreno c’è stato, e pure tanto. Purtroppo è facile pensare che potrebbe verificarsi l’ennesima carneficina.

Eleonora Giuliani
e.giuliani@liberoreporter.it


Chi è Eleonora Giuliani?
Classe 1983, nata e cresciuta a Roma, sin da bambina ha iniziato a viaggiare spesso con il padre principalmente nei paesi dell’Europa Orientale, appena dopo la caduta del muro di Berlino; esperienze, queste, che hanno sviluppato una grande curiosità nel scoprire luoghi insoliti. Laureata a Roma in Lingue Straniere, trasferita a Londra per approfondire gli studi, Eleonora ha ottenuto un Master in Interpretariato e Traduzione. Lo studio approfondito delle lingue straniere l’ha portata a interagire con persone provenienti da paesi, tradizioni e culture diverse. Grazie a queste opportunità, il suo interesse per i viaggi è cresciuto esponenzialmente; interesse che ha trovato la sua evoluzione nella fotografia e nel descrivere luoghi atipici e spesso disprezzati, quelli che normalmente trovano spazio nelle prime pagine dei giornali solo ed esclusivamente quando accadono fatti eclatanti, guerre e drammi di ogni tipo.