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Come avrà fatto quell’istrione del neo-presidente degli Stati Uniti a rafforzare e motivare i soldati americani, nel concreto assunto di migliorare la Sicurezza e la Difesa del suo Paese ed il suo ruolo internazionale, incrementando “soltanto” di 54 miliardi di dollari il Bilancio del 2018, appena uscito, senza prima ricorrere ad un profetico Libro Bianco e mutuare la vision italica di trasformare l‘attuale sistema tolemaico, per garantire un efficientamento delle Forze armate? Non ha capito, forse, che il Libro Bianco della nostra Difesa addirittura riesce, risparmiando sul budget complessivo, tagliando il personale e perfino i fondi per i mezzi ed  il quotidiano funzionamento, ad avere un “futuro strumento militare efficace, efficiente ed economico idoneo a garantire l’operatività per far fronte alle future minacce…” e che “ ’viste le crescenti minacce nell’area euro-mediterranea, le nostre FFAA svolgeranno anche una funzione di guida per gli altri Paesi, nella tutela della pace e della sicurezza…”: un postulato degno di un teatrino dell’assurdo che, per fortuna , non è stato recepito da Trump.  Eppure bastava suggerire a quel bizzarro Presidente che con un Libro Bianco, Arcobaleno o di qualsivoglia colore, frutto di populismo, strambe affermazioni e visioni demagogiche, soprattutto senza investire un sacco di soldi per quel comparto, avrebbe ottenuto degli scopi eccezionali, diventando così loro i futuri “leading edges” con la  motivazione dei suoi militari spinta alle stelle, come nessun altro approccio avrebbe potuto fare. Eppure, dicono i vari media, che lo stesso si muove con stravagante populismo e pragmatismo mentre da noi – è cosa tangibile di tutti i giorni – sono banditi i contorsionismi, sussiste la massima trasparenza nelle decisioni, nessun bizantinismo e tutto è improntato alla concretezza ed al liberal  “politically correct”: forse abbiamo visto il film “del  rovescio”?
Sicuramente i comportamenti e gli atteggiamenti dei nostri politici, ed in parte dei nostri vertici militari, sono del tutto opposti rispetto a quelli d’oltreoceano: non c’è per questo alcuna giustificazione, se non che da noi – siccome siamo notoriamente più intelligenti e furbi – riusciamo a trovare soluzioni da “uovo di Colombo” che altri manco possono immaginare, altro che!
Per il nostro L.B. che tutto il mondo ci invidia, si fa per dire, basta applicare il famoso E-cubo, efficacia, efficienza ed economicità e procedere ad alcune trasformazioni “copernicane” (sic!) sul piano ordinativo con opportune modifiche all’esistente Codice, e dando sul piano organizzativo qualche benefit ai sottopanza fedeli, per risolvere i problemi attuali e futuri  della nostra Difesa. I riferimenti concettuali ai contenuti concreti enunciati nel loro documento strategico del Defense Review  sono stati sostituiti nel nostro L.B. da slogan vuoti e reimpastati con la cultura politica bizantina, con un copia-incolla senza logica e senza senso pratico, ma con la ferma intenzione di prendere tempo per “non decidere” e comunque per diminuire il Budget della Difesa che comunque dovrà essere sempre  più snella ed efficiente.

E’ proprio vero che ha più potere la penna della spada, ed in questo caso pure dei quattrini! Nella disperata ricerca di  trovare soluzioni “a capocchia”, a fronte di ciò che recita il L.B.,  “per incrementare lo spirito interforze e per una maggiore integrazione” si sono perseguite idee illogiche, visioni egocentriche e nepotistiche; ne vedremo le conseguenze (del L.B ) trasformate in futuri provvedimenti dei ddl nell’arco di un anno, con  processi riorganizzativi che interessano il personale ma anche posizioni di Vertice come quella data – inopinatamente – ad un civile del Segretariato Generale della Difesa con quella del DNA, direttore nazionale armamenti, e soprattutto quella della  trasformazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa in “Comandante Unico ed Assoluto” di quel comparto: una verticalizzazione inaccettabile che  relega  gli altri Capi di Stato Maggiore di FA a semplici consigliori, senza arte, ne’ parte, e ora privati di ogni responsabilità.  Evidentemente i compilatori di quel famigerato L.B. hanno saltato le pagine che riguardano  la struttura ed i compiti del Capo di Stato Maggiore della Difesa degli USA che, al contrario del nostro, non accorpa tutto e tutti i Comandanti delle varie Componenti, ma esplica la funzione di Coordinamento per le eventuali missioni interforze, e con ciò privilegiando le peculiarità di FA, con precise responsabilità dei diversi Capi in termini di impiego operativo e di risultati conseguiti.

Nell’impiego operativo delle Forze il loro Capo di SMD non ha, ripeto NON ha, alcuna competenza e responsabilità che, invece, rientrano appieno nei Comandi operativi di singola FA, e addirittura nei Comandi operativi di Area delegati e titolati per l’assolvimento della missione specifica, sia marittima, aerea, o terrestre: quel Capo fa da Consigliori politico-militare al Segretario alla Difesa e si occupa di pianificazione e di coordinare le varie forze in termini di force provider, ma di certo non è responsabile anche del loro impiego: solo un superman come quello italico, evidentemente, è ritenuto in grado di fare tutto, e pure di impiegare le forze!

Un super-uomo che assomma le funzioni proprie di tutta l’organizzazione Difesa, da quelle organiche a quelle economiche fino a quelle operative, costruendo a sua esclusiva immagine e somiglianza i futuri Capi, visto che presiederà pure tutte le promozioni ed avanzamenti discussi nelle Commissioni di Vertice: egocentrismo sfrenato o paranoia?

Perché qualche politico – vista la facilità con cui usano gli aerei di Stato- non fa un giro a US.CENTCOM, (a Tampa – Florida -) il Comando responsabile per tutte le operazioni in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, ecc,  e cerca di farsi spiegare la loro organizzazione operativa? E le responsabilità correlate alle varie missioni nei diversi spazi ed ambiti? Forse capirebbe che il Capo di Stato Maggiore della Difesa USA svolge altri compiti e non risponde direttamente al Ministro di quelle operazioni, bensì il Comandante di CENTCOM che riferisce quotidianamente al SECDEF e talvolta direttamente al loro Comandante  in Capo (il Presidente): forse il motivo risiede nel fatto che loro fanno le guerre vere dove si combatte e ci sono parecchi morti, mentre noi facciamo finta – tant’è che nelle nostre aree si vira misteriosamente in operazioni di pace – e infatti i politici si sgolano  sempre che i nostri non sono “in Guerra”.  Ricordo che anche per le interpellanze governative al Congresso, spesso veniva chiamato il comandante di CENTCOM, e mai il Capo di SMD; anche nella routine quotidiana le telefonate e le videoconferenze col SECDEF (allora c’era Rumsfeld) erano continue e sempre e solo col comandante operativo che vive con continuità le vicende degli uomini assegnati per quella missione.   Qualche politico potrebbe anche chiedersi il perché; non è certo un problema di dimensioni delle forze , ma di organizzazione che da’ i ruoli a chi li può compiere e non a chi fa solo da passa-parola esclusivo verso il Ministro; qualche altro potrebbe ripassarsi un po’ di storia patria e soffermarsi sui disastri occorsi al popolo italico come conseguenza diretta di aver designato un Capo Unico e Supremo della Difesa, da Caporetto a Badoglio: possibile che gli italiani abbiano sempre la memoria corta e non abbiano mai l’umiltà’ e l’accortezza di mutuare le cose che funzionano nel concreto?  Da noi  purtroppo prevale l’insipienza, l’egocentrismo, e le manovre di palazzo, condite con una buona dose di ipocrisia politica, quando non assumono carattere prioritario poteri smodati e personali che, con macchinazioni e congerie strane, finiscono per sovrastare il resto anche se più logico, giusto ed efficiente. Individalismi, nepotismi, narcisismi fra le pieghe di altri nefasti “ismi” che ci porteranno ai masochismi tipici della nostra cultura con i prevedibili risultati: il problema e gli errori saranno oggetto del solito lamento, fin quando ci si renderà conto, sbattendo il muso sui problemi reali, ma gli attori di quella famigerata trasformazione non si troveranno più.  Il futuro ci riserverà dei Capi che, peraltro, non hanno svolto Comandi operativi di rilievo, ma con la nomina verticistica a Capo di SMD, guarda caso, diverranno unici responsabili dell’impiego operativo di tutto l’Ambaradan.      Mi viene in mente il tragicomico film di Sordi, del Marchese del Grillo con il suo individualismo e narcisismo spietato “io sono io, e tu non conti un ..piffero..”: siamo alle solite, il problema è culturale che affonda le radici nel nostro narcisismo e sete di potere.
Perché, allora, qualche politico non si pone il problema di questo errato verticismo, non fosse altro per scongiurare di dare un inusitato potere ad un futuro Maresciallo d’Italia?  Ma se le FFAA funzionano con l’attuale organizzazione, che motivo c’era di questi stravolgimenti? Incomprensibile! Oppure stanno facendo acqua dovunque?
Se a proporre tale trasformazione fosse stato qualche altro diverso dai sinistri, forse ci sarebbe stata una sollevazione popolare, pilotata a arte dai nostri ineffabili media che invece tacciono, come i vari mena-casini buoni per ogni tempo (dai centri sociali, ai Verdi, ai pacifinti, ai malavoglia, ai welfaristi, ecc): è evidente che, siccome tutti tacciono, della Difesa non gliene “può fregar di meno” ad alcuno!
Ma vuoi mettere: l’Italia ha il suo Libro Bianco, la panacea a tutti i mali di pancia di quelli con le stellette. Altro che populismo di Trump! Un presidente (populista o decisionista che dir si voglia..) sicuramente fuori dagli schemi che azzera in un mese quelle ambizioni obamiane portate avanti con l’apporto di Mrs. Clinton per otto anni con i risultati deludenti e talvolta catastrofici che sono sotto gli occhi di tutti: finalmente qualcuno che parla e dice ai media ciò che pensa e se ne frega del “politically correct”. Uno che non va a sbandierare con retorica le sciocchezze del tipo jobs act, ma che affronta di petto, e con grande senso nazionale, oserei dire patriottico, quelle tematiche e quelle minacce di cui tutti hanno consapevolezza, che tutti i governanti sanno, ma che tutti ipocritamente tacciono: America prima, sicura, forte, orgogliosa, ma anche la Sicurezza e la Difesa della Nazione, i Servizi segreti e la cyber security, la lotta all’ISIS senza dire prima ai giornali cosa farà sul campo, il bando agli immigrati clandestini e a quelli provenienti da paesi islamici pericolosi, il rafforzamento dell’occupazione, la massima attenzione per il lavoro e le industrie che dovranno operare sempre più per – e nel Paese-, la sanità al contrario della populista e fallimentare “obama-care”, lo spreco iperbolico sul fantomatico “ambiente” che ha fatto solo fiaschi ma ingrassato parecchi, e via dicendo. E se essere populista significa privilegiare il proprio popolo, che guarda caso l’ha votato a piene mani, contro l’ignavia di Obama e la protervia di Billary (va letto un libro “la crisi dei caratteri..” di certo Gary Byrne, poliziotto di guardia alla Casa Bianca, per capire il cinismo e la cattiveria di quella donna sinistra, a prescindere dalle idee politiche…) e contro l’establishment guidato e foraggiato da quel Soros che non è proprio un’anima bella, Allora vuol dire che gli americani , nonostante i sondaggi e pronostici dei media prezzolati ed accidiosi, hanno fatto la scelta più giusta. Trump e’ tuttavia scomodo e tuttora indigesto soprattutto ai media perché, come ha detto loro chiaramente, li considera schierati e bugiardi e, nei suoi discorsi pepati, va contro quei rammolliti che finora hanno sempre “sugato” dalla società, i famosi “useless eater”, gli welfaristi così cari ad Obama, ai Clinton  ed alla stampa  liberal, la gente di Hollywood e tutti quei lobbisti che hanno il loro business nello spettacolo. D’altronde anche la stampa nazionale e gli ineffabili inviati della RAI, dai Botteri ai Rampini (pure Crozza li ridicolizza…) ai vari corrispondenti di telekabul, non perdono occasione per mistificare la realtà di quell’uomo e raccontare versioni partigiane che non corrispondono al vero ma solo alla loro deprecabile ideologia popolar-comunista: ben ha fatto Trump a non presenziare alla giornata dei Corrispondenti, viste le falsità che partoriscono.
Ma se costoro, ospiti degli USA , non se la sentono di stare lì (a 240000 euro l’anno, per dire sciocchezze trite, mentre oggi quelle news corrono in real-time sui social, su Internet o su instagram…) se ne consiglia il rientro, atteso che qualcuno potrebbe dichiararli – e assai giustamente –  ospiti sgraditi.
Magari avessimo anche nella politica nostrana, quel populismo pragmatico e coerente che finora ha mostrato, e non solo annunciato, con i programmi  delineati nella campagna elettorale; magari avessimo un capo dell’esecutivo che non si circonda di amici, di giovini sprovveduti, ma che per questioni e ministeri della massima importanza, come la Difesa, gli Interni e i Servizi di Sicurezza si affida a personaggi davvero esperti, collaudati, valutati professionalmente per decenni nello svolgimento di compiti similari con la divisa: se il SECDEF è un ex Capo dei Marines; il responsabile della Homeland security pure, e il capo dei Servizi un Ammiraglio, quale scelta poteva essere migliore sotto il profilo della conoscenza e della competenza in quei settori? Forse dei parvenù come i nostri che disconoscono i reali problemi di quei dicasteri, che non sanno ciò che significa essere militare, non sono mai stati valutati professionalmente da nessuno, ed hanno l’unico scopo di conservare la poltrona sul piano politico? Se però un simile Gabinetto fosse fatto in Italia, si griderebbe subito allo scandalo; dopo un minuto ci sarebbe la sollevazione populista e mediatica del complotto, del colpo di Stato  da parte di quella irrituale “giunta militare”, dei colonnelli, e via inventando.
Ma il populista Trump tira dritto e mantiene le promesse fatte, che piacciano o meno, senza  quei trasformismi  a cui i politici  nostrani ci hanno ormai abituato; in discesa del concetto primario della Sicurezza e Tutela della propria gente, si collocano i provvedimenti conseguenti al rafforzamento della Difesa  con l’assegnazione, non di un L.B., ma di un Budget superiore del 10% , pari a 54 miliardi di dollari, rispetto a quello assegnato dal predicatore Obama (a quei 622 miliardi di dollari che sono comunque circa 50 volte il nostro…).  Il rilancio della spesa per il Pentagono è, infatti, senza precedenti; c’è la volontà di potenziare le Forze Armate portando la flotta da 274 a 350 navi, (pari a circa  7-8 Leggi Navali italiane…), le forze aeree a 1.200 velivoli da combattimento di prima linea (100 in più del previsto), arruolando 80 mila militari in più, portando l’Esercito da 475 mila unità a 540 mila, con l’incremento di 12 battaglioni a favore dei Marines. Ma non basta per rinnovare lo spirito del militare che ora si vede finalmente tutelato soprattutto per gli investimenti a favore delle varie Associazioni d’Arma, in particolare nei confronti dei Veterani, e di tutti coloro che nella “loro vita si sono sacrificati per la Patria, ed ora è giunto il momento di sacrificarsi un poco per loro…” ha affermato lo stesso Trump.  Nel solito contesto è stato dichiarato il sostegno con forza alla Nato”  da sempre a guida USA-UK , anche per evitare che l’Europa si affranchi da essa e cada sotto l’asse franco-tedesco con una Difesa europea alquanto ibrida e sostanzialmente passiva. Ma non ci saranno più pasti gratis per nessuno; “i nostri partner devono rispettare i loro obblighi finanziari” ha ribadito Trump nel suo intervento al Congresso, sottolineando l’impegno degli europei a raggiungere il 2% del Pil nelle spese militari richiesto dagli Usa.

In sostanza anche per l’Italia è arrivato il momento di ripensare seriamente al nostro modello di Difesa, senza furbate e bizantinismi, ma mettendo mano alla tasca se vogliamo stare ancora nel club della Nato: non sarà certo facile raggiungere un Budget vicino al 2% del PIL, quando si parte da un minimale 0,8 %!
E non basterà certo il profetico Libro Bianco a sanare le differenze ed il gap con le decisioni di Trump.

Che, nonostante tutto, ha dato uno scossone all’intero sistema politico internazionale, agli equilibri  liberal-chic del Vecchio Continente e alla soft-policy di Obama, sostituendoli con una strategia più complessa, diretta, cruda e coerente con le desiderata della gente “normale”: certamente non priva di critiche, di gossip e di rischi. Ma per una grande potenza quale è l’America, si tratta di dare risposte al popolo con logiche coerenti e vere responsabilità, con l’obiettivo di tutelare al meglio la Sicurezza della sua gente: un rafforzamento tangibile che contiene elementi concreti e investimenti per la Difesa, ma anche aspetti interessanti  per contenere la paura e l’incertezza  nei confronti di fenomeni nefasti come l’immigrazione incontrollata ed il terrorismo islamico. Per quest’ultimo, le recentissime decisioni prese e tenute giustamente piuttosto “covert”- come promesso dallo stesso Trump –  prevedono e vedono la presenza fattiva – finalmente- con  “boots on the ground” nel nord della Siria, di un battaglione di marines più alcune compagnie di rangers, per unto tale di quasi 1000 soldati USA impegnati nel combattere ISIS, ormai confinato a Raqqa, loro proclamata capitale.
Siamo in presenza, in sostanza, di segnali forti, talvolta imprevedibili, ma significativi: per i militari che vedono rinnovarsi il loro spirito di corpo e le loro motivazioni, e che finalmente si accorgono di avere ritrovato un Comandante in Capo; per il popolo Americano che, stanco delle prediche di Obama, riscopre un nuovo leader determinato, come nell’epoca reganiana, a tutelare la propria gente e a rendere  sicura e forte quella Nazione; per i giovani che, nel nichilismo imperversante, possono ora guardare con speranza concreta ad una buona occupazione lavorativa e guardare con rinnovata fiducia al futuro: tutti segnali che, purtroppo, da noi – populismi o meno-  mancano da tempo.

Giuseppe Lertora