Il referendum con le riforme costituzionali fortemente volute dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha incassato la maggioranza dei voti, con pochissimo scarto ed ha consegnato tutti i poteri al rais turco. Le opposizioni parlano di colossali brogli elettorali per vincere il confronto… ma ecco cosa cambierá in Turchia da domani.
Vittoria sul filo di lana per Recep Tayyip Erdogan nel referendum costituzionale sul presidenzialismo in Turchia. Con il 99% dei voti scrutinati nel Paese, il ‘sì’ si è imposto con il 51,35%, contro il 48,65%, secondo i dati diffusi dall’agenzia turca Anadolu. Entro 12 giorni verranno diffusi i risultati definitivi.
Per il leader turco si tratta di un successo di particolare importanza, dal momento che le modifiche alla Costituzione comporteranno un notevole svuotamento dei poteri dell’assemblea legislativa, a favore del governo e in particolare del presidente, che assume le funzioni di primo ministro. Forti polemiche sull’esito del voto. I due principali partiti d’opposizione hanno infatti denunciato senza mezzi termini “brogli” e “manipolazioni” del voto.
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Turchia, cosa cambia con la vittoria del sì
ESTERI
Turchia, cosa cambia con la vittoria del sì
AFP PHOTO / DANIEL MIHAILESCU
Pubblicato il: 17/04/2017 07:12
La riforma Costituzionale oggetto del referendum in Turchia aumenta notevolmente i poteri del Presidente della Repubblica e restringe quelli del Parlamento. Con la vittoria del sì, il presidente in carica, Recep Tayyip Erdogan, esce notevolmente rafforzato e potrà, in teoria, continuare a rimanere al potere fino al 2029. L’esecutivo sarà totalmente concentrato nelle mani del presidente e sparirà la figura del premier.
Ecco i punti cruciali della riforma:
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abolizione dell’incarico di primo ministro, sostituito dai vice presidenti;
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il presidente diventa un ‘presidente esecutivo’ e il capo di Stato può mantenere il legame con il partito di provenienza;
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tra i nuovi poteri del presidente figurano la nomina dei ministri (la ‘super-presidenza’), la presentazione di una proposta di bilancio, la scelta di quattro dei 13 componenti del Consiglio supremo dei giudici e dei procuratori, tra i quali ci sono il ministro della Giustizia e il sottosegretario (entrambi scelti dallo stesso presidente);
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il presidente può emettere decreti con forza di legge, decretare lo stato d’emergenza (in vigore in Turchia dallo scorso luglio) e sciogliere il Parlamento;
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il numero dei parlamentari passa da 550 a 600 e l’Assemblea può avviare con la maggioranza dei voti dei deputati procedure per l’impeachment del presidente;
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le elezioni presidenziali e parlamentari si tengono contemporaneamente ogni cinque anni e il presidente non può restare in carica per più di due mandati.