fiumareI torrenti e le fiumare sono caratterizzati dal breve corso, da piene impetuose nel periodo delle piogge, dall’alveo asciutto per buona parte dell’anno. La loro sistemazione consente di raggiungere un giusto equilibrio fra il corso d’acqua ed il territorio circostante, in funzione del conseguente rallentamento della velocità e della forza erosiva dell’acqua stessa. La costruzione delle briglie, favorendo il deposito di materiale, nell’alveo della fiumara o del torrente, permette:

a) la ricostituzione di un livello accettabile dell’alveo stesso, stante il divieto di escavazione di materiale sabbioso;

b) il rincalzamento dei piloni ed il conseguente consolidamento dei ponti;

c) la stabilità delle strade rotabili che corrono parallelamente agli argini;

d) la riformazione ed il rimpinguamento delle falde freatiche, lungo la valle, che così possono fornire acqua per l’irrigazione, ma anche e soprattutto acqua per gli acquedotti dei centri abitati di pianura e di collina;

e) il ripopolamento floristico e faunistico, specialmente degli uccelli migratori e delle specie erbacee acquatiche.

I grossi muraglioni laterali, concatenati con le briglie, permettono:

1) la ricostituzione delle antiche e naturali vie di comunicazione mare-monte e viceversa;

2) la costruzione di strade rotabili di rapido collegamento tra il litorale, la collina e la montagna;
3) la permanenza di tanta gente nei paesi collinari in conseguenza della possibilità di rapido spostamento verso la zona costiera;

4) la stabilità delle fiancate e la conseguente eliminazione delle frane per scivolamento;

5) la diminuzione del pericolo di inondazioni con distruzione delle colture di pregio lungo la valle;

6) la salvaguardia dei centri abitati collinari da frane e di quelli di pianura da alluvioni.

La raggiunta stabilità del profilo dell’alveo consente il naturale trasporto, nei momenti di piena, di materiale solido, minerale ed organico, verso il mare, a beneficio della fauna marina e dell’equilibrio del litorale.  Certamente i lavori di stabilizzazione non sempre sono effettuati ad opera d’arte, con il dovuto rigore tecnico-estetico, con il giusto rispetto per la natura, con il minimo impatto ambientale. Ciò non toglie che le opere esistono e svolgono un’importante funzione. Piuttosto bisognerebbe, ove sia proprio necessario, pur mantenendo queste perfettamente integre, una conveniente rinaturalizzazione dell’alveo.

Inoltre i corsi d’acqua vanno tenuti sotto controllo per evitare depositi di materiale estraneo e vanno liberati della vegetazione arbustiva e arborea, tagliandola e non estirpandola, per scansare il pericolo che questa, formando una barriera, divenga ostacolo al regolare deflusso dell’acqua e anzi provochi esondazioni con conseguenti danni ai terreni e alle opere antropiche posti lungo gli argini o anche a quote altimetriche inferiori.

Angelo Santaromita Villa