Ti salverò dal web

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Un excursus nelle web-patologie del nuovo millennio che hanno portato alla nascita del cyber-psicologo

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In Giapppne li chiamano “Hikikomori”, coloro che stanno in disparte. E che in molti casi non si staccano dallo schermo nemmeno per mangiare.

“No-Mobile Phobia” è invece lo stato di panico che si manifesta in assenza del proprio cellulare o tablet. Basta che sia scarico o che venga dimenticato a casa che la disperazione sale alle stelle. La continua interruzione del tempo dedicato ad altro, a parlare, mangiare, guardare un film si chiama “Tecninferenza”: messaggini continui, suoni e notifiche che interrompono il flusso del tempo. Ti è parso di sentire uno squillo del telefonino? Di aver ricevuto un messaggio? Qualcuno ti ha scritto su Facebook e lo smartphone vibra o quantomeno così ti è sembrato? Ecco si è trattato semplicemente dell’effetto “Ghost call”. Tu credi di averlo sentito suonare o vibrare, ma non è così.

 

Poi c’è la “cyber-sexual addiction” che non ha bisogno di troppe spiegazioni.

Mentre la ricerca convulsa di informazioni in rete si chiama “Information overload”.

La “net-compulsion si verifica con il gioco e con lo shopping on line quando diventa compulsivo.

I malati di social sono invece affetti da “Cyber-relation addiction”. E la lista sarebbe anche più lunga, queste sono solo alcune delle patologie principali. C’è anche chi si addormenta solo ascoltando su Youtube il “rumore bianco” dell’asciugacapelli, ma ancora non è stata coniata una definizione.

E’ in questo scenario attuale che molti psicologi e psicoterapeuti hanno deciso di studiare a fondo nuove patologie specializzandosi nella cura delle dipendenze da web.

Internet però è ormai fondamentale nella vita e nel lavoro di molti, la rete non va quindi demonizzata, non bisogna sentirsi in colpa se si ha voglia di svagarsi su siti multigioco, se si chatta con un amico che vive oltre oceano, se si acquista in rete un prodotto introvabile altrove. Quello che serve è fondamentalmente la giusta dose, quell’equilibrio che un individuo dovrebbe aver in parte raggiunto al di fuori del .net, ovvero nelle sue relazioni familiari, nei suo contatti reali e non virtuali con gli amici. Se però è proprio nella realtà che qualcosa non funziona, se si è troppo giovani, problematici e influenzabili, internet può diventare un dispositivo di ulteriore alienazione, dalla vita e dai rapporti.

Ricordiamoci che esistono poi anche degli accorgimenti che stanno pian piano divenendo prassi per chi offre servizi on line. Prendiamo il gaming ad esempio, che è uno dei più vituperati per via della dipendenza che si sviluppa con il gioco d’azzardo, seppure la percentuale maggiore di patologie la si riscontra con le macchinette fisiche: oggi per legge, che sia un casino online o uno di scommesse, non deve mancare mai una sezione interamente dedicata al gioco responsabile che suggerisce e guida il giocatore nell’impostazione dei limiti di gioco, nonché fornisce i contatti di strutture preposte ad aiutare gli utenti in caso di eccessi. Nei siti di casino online tale sezione è facilmente individuabile nel footer, ovvero nella parte inferiore del sito. È solo una paginetta ma è pur sempre un servizio a supporto di chi frequenta il web, e che si potrebbe facilmente e velocemente adottare anche in altri comparti dell’online. Così ci auguriamo avvenga presto.

E, non per ultimo, teniamo presente che si tratta di un ciclo storico, l’era digitale in fin dei conti è appena iniziata. Forse dobbiamo semplicemente raggiungere una fase di assestamento che ci consenta di vivere più serenamente questa rivoluzionaria, epocale novità.

Nel frattempo possiamo sempre affidarci ai nuovi cyber-psicologi.

(AS)