smart_workingOggi l’Italia sta cercando di avanzare nel computo del digitale, e lo sta facendo anche da un punto di vista lavorativo e dunque di contratti professionali 2.0. Questo è ad esempio il caso dello smart working: una modalità di lavoro che vede le aziende e le PA concedere ai propri dipendenti di lavorare da casa, per una certa parte delle proprie ore settimanali. In questo modo i lavoratori che operano in smart working possono lavorare in una situazione di maggiore confidenza e in fiducia, dato che sentono il supporto delle proprie società. Ma come funziona lo smart working, e come diventare smart worker?

Come funziona lo smart working?

Lo smart working, noto come lavoro agile, è già presente in Italia, anche se non vi è ancora certezza sulle modalità contrattuali che lo regoleranno. In primis, non verrà previsto alcun contratto collettivo: le ore da impiegare nel lavoro a casa saranno frutto di un accordo diretto fra lavoratore e azienda, e andranno ad inquadrarsi dunque nel suo contratto di categoria standard. Ma come funziona lo smart working? In base all’agilità del sistema, che poi rappresenta la sua base fondante, lo smart worker può lavorare in autonomia sia per quanto concerne gli orari (che può spalmare lungo l’arco della giornata o della settimana), sia per quanto riguarda il luogo di connessione, che può essere casa propria o qualsiasi altro punto dotato di accesso a Internet. L’azienda, dal canto suo, si impegna a fornire allo smart worker un sistema di lavoro in remoto funzionale allo scopo.

Come diventare smart worker?

Per diventare smart worker non servono grandi cambiamenti, se non una iniziale attitudine agli strumenti tecnologici e la predisposizione alla gestione in autonomia dei propri orari e del proprio impegno, dato che la casa diventa a tutti gli effetti un ufficio. In realtà, l’unico aspetto tecnico indispensabile per lo smart working è la connessione Internet: esistono in tal senso alcuni provider, come ad esempio Linkem che offrono abbonamenti wifi senza linea telefonica, sposando in pieno l’esigenza dei lavoratori 2.0 di spostarsi spesso. In questo modo, è anche più facile per lo smart worker lavorare da freelance e cambiare continuamente città, nonché luogo di lavoro.

Smart working: la situazione in Italia

Attualmente l’Italia può contare su uno scarso 2% di lavoratori in smart working, considerando che la media europea è pari al 17%, con picchi singoli che arrivano fino al 40%. Ma la situazione è ovviamente in divenire, anche alla luce dei tanti vantaggi che questa modalità di lavoro propone: soprattutto se pensiamo ai vantaggi in termini di efficienza sul lavoro che, secondo il consigliere nazionale di Federmanager, aiuterebbero a tenere sotto controllo i falsi invalidi e gli assenteisti, come ad esempio accade nell’ecosistema professionale che gravita intorno alle Pubbliche Amministrazioni.

 

 

(AS)