facebook-social-mediaIl caso Cambridge Analytica ha travolto la politica europea e americana, riportando a galla l’importanza della privacy sui social network. In particolare, uno dei più famosi social network, Facebook, è stato accusato di aver venduto attraverso un’applicazione chiamata “thisisyoudigitallife” dati personali di oltre 50 milioni di utenti. L’acquirente di questi dati è, appunto, la società Cambridge Analityca coinvolta in favorismi politici verso la vittoria di Trump e del referendum Pro-Brexit. Cambridge Analytica è una società londinese, che ha potuto raccogliere, a partire dal 2014, i dati personali da sfruttare attraverso il social loging, ovvero l’autenticazione ai siti o app attraverso il proprio account Facebook.

La risposta dell’Italia

Sono 214.134 gli utenti italiani, i cui dati sono finiti nel mirino di Cambridge Analytica. Infatti, l’Italia è nella lista dei paesi che ha subito più violazione dei dati. Motivo per cui, il Garante per la protezione dei dati personali ha iniziato una procedura. Il 10 e 11 aprile a Bruxellles le autorità europee, hanno discusso il caso e la proposta avanzata dal Garante italiano. Invece, per il 24 aprile è convocato Stephen Deadman, deputy chief global privacy officer di Facebook, per ulteriori chiarimenti. È importante ricordare che, a partire dal 25 maggio 2018, il regolamento generale sulla protezione dei dati, sarà rafforzato; ovvero, la politica sulla protezione dei dati personali sarà resa più omogenea per i cittadini e i residenti europei, in Europa e fuori dai confini di essa. Fino al 25 maggio le autorità agiranno in modo autonomo, ma dopo tale la data la decisione sarà unica a livello europeo.

Gli effetti dello scandalo in Borsa

Gli effetti di trading sono stati devastati per Facebook. Lo scandalo ha fatto perdere al colosso più di 75 miliardi di dollari. Per Facebook, questa è stata una delle peggiori crisi mai subite. Il 16 marzo un’azione Facebook era quotata a circa 185 dollari, mentre il 23 marzo il valore è caduto a circa 160 dollari.  Ovviamente, ciò riflette la perdita di fiducia nel Social network da parte degli inserzionisti, poiché più del 90% del fatturato è composto dai ricavi derivanti dalla pubblicità. Si è divulgata la notizia, che lo stesso Mark Zucchererà, abbia venduto nel mercato del trading le azioni Facebook detenute nel proprio portafoglio. Comportamento che non è coerente con quello che di solito i Top manager adottano quando le aziende sono in crisi, ovvero per trasmettere fiducia, essi stessi comprano le azioni delle proprie aziende in crisi.

Incertezza nel mondo della tecnologia

Gli effetti di trading non si sono solo limitati a Facebook, ma anche nella fiducia degli altri colossi dell’High-tech, come Google, Apple, poiché sono parte costituente della Silicon Valley. La quale è immersa, ultimamente, in scandali che portano in rilevanza, sempre più spesso gli effetti negativi della tecnologia sulla privacy degli utenti. L’importanza di questo caso, in base all’opinione di molti esperti, porta alla necessità di fare dei regolamenti ad hoc per la protezione dei dati degli individui che operano nella rete. Oggi giorno, è diventato indispensabile vivere senza l’ausilio di internet, in un mercato globalizzato. Un’epoca che è senza frontiere, dove le persone si spostano da un lato del mondo all’altro, e se esistono strumenti per collegare queste persone, essi devono essere sicuri.

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(AS)