E’ stato condannato per corruzione e riciclaggio, in relazione ai lavori di ristrutturazione di un attico che intendeva acquistare, condanna avvenuta nel luglio scorso, perché i giudici hanno riconosciuto che l’ex Presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, si fece pagare i lavori da una azienda che aspirava ad avere appalti dal gigante petrolifero pubblico Petrobras. I suoi legali avevano presentato ricorso, chiedendo che non finisse in carcere, ma ne rimanesse fuori fino alle elezioni del prossimo ottobre, che con buona probabilità avrebbe vinto. Ma la Corte Suprema ha bocciato le richieste dei legali e oltre alla fine del sogno di essere rieletto, si aprono le porte del carcere, con una pena detentiva da scontare di 12 anni. 

lula-brasileLa Corte Suprema del Brasile ha respinto il ricorso presentato dall’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che chiedeva di rimanere fuori dal carcere fino alle elezioni di ottobre. La decisione della Corte rende praticamente impossibile per Lula la partecipazione al voto, che secondo i sondaggi lo vedrebbe vincitore. L’ex presidente, condannato per corruzione, potrebbe iniziare a scontare già da oggi la pena detentiva.

I legali di Lula hanno sostenuto davanti alla Corte che l’ex presidente non debba essere incarcerato fino a quando non si esaurirà l’iter di tutti gli appelli presentati contro la condanna per corruzione. I giudici hanno respinto di misura questi argomenti, con sei voti contro cinque. Per rendere esecutiva la condanna è ora necessario un passaggio tecnico del tribunale di Porto Alegre e il conseguente ordine di arresto da parte della procura dello stato di Parana.

Lula, 72 anni, è stato condannato a luglio dello scorso anno per corruzione e riciclaggio in relazione ai lavori di ristrutturazione di un attico che intendeva acquistare. I lavori vennero pagati da un’azienda che aspirava ad avere appalti dal gigante petrolifero pubblico Petrobras.

Il caso è collegato al gigantesco scandalo Lava Jeto, che ha visto coinvolta la Petrobras e ha portato all’arresto di decine di politici e imprenditori. L’inchiesta ha visto coinvolto l’attuale presidente Michel Temer. La Corte di Appello di Porto Alegre a gennaio ha confermato la condanna di primo grado, aumentando la pena detentiva da nove anni e sei mesi a 12 anni e un mese.