Dalle prime luci dell’alba di questa mattina giovedì 19 aprile 2018, gli uomini dei Carabinieri, della Polizia e della Dia, stanno assestando un duro colpo nei confronti del clan del boss Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993. Le accuse sono “associazione mafiosa,  estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni” e gli arresti stanno avvenendo tra le famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Arrestati, tra gli altri, due cognati di Matteo Messina Denaro.

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Nuovo duro colpo al clan del boss latitante Matteo Messina Denaro. Dalle prime ore dell’alba è in corso una imponente operazione di carabinieri, polizia e Dia, che stanno eseguendo nel trapanese un provvedimento di fermo nei confronti di 21 persone emesso dalla Dda di Palermo. Sono ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Sono indagati per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni.

Tra le persone fermate ci sono anche due cognati di Matteo Messina Denaro. Si tratta di Gaspare Como e Rosario Allegra, i mariti di Bice e Giovanna Messina Denaro. Secondo gli inquirenti sarebbero stati proprio loro a organizzare la latitanza della primula rossa ricercata dal 1993.

Perquisizioni a tappeto sono state effettuate nella notte nelle abitazioni di persone ritenute vicine al boss. Decine di persone sono state controllate tra Castelvetrano e Campobello di Mazara.

Le indagini, “oltre ad accertare il capillare controllo del territorio esercitato da Cosa nostra ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale”, hanno “consentito di individuare la rete relazionale funzionale allo smistamento dei “pizzini” con i quali il latitante impartiva le disposizioni ai suoi sodali”. Ne sono convinti gli inquirenti che hanno condotto l’indagine ‘Anno zero’.

L’operazione “ha confermato il perdurante ruolo apicale di Matteo Messina Denaro della provincia mafiosa trapanese e quello di reggente del mandamento di Castelvetrano assunto da un cognato, in conseguenza dell’arresto di altri membri del circuito familiare”. E’ quanto dicono gli investigatori che hanno coordinato l’inchiesta che all’alba ha portato al fermo di 21 persone ritenute fiancheggiatori del boss latitante.