Nelle settimane  scorse, il libero battitore Antonio Socci aveva notato nel Presidente Sergio  Mattarella la tendenza a trasformarsi da arbitro in giocatore. Prof. Pinelli, passando dalla chiacchierata in generale di circa una settimana fa, ai protagonisti di questa storica e profonda crisi istituzionale, vogliamo analizzare il comportamento di Sergio Mattarella in questa circostanza?
R. Il Presidente si è trovato di fronte a una situazione del tutto nuova. I due partiti (uno dei quali, peraltro, neanche si considera tale) hanno stipulato fra loro un “contratto per il Governo del cambiamento”, del quale, si lascia capire abbastanza chiaramente, Presidente del Consiglio e Ministri sarebbero semplici esecutori. Nella pur lunga e contrastata storia della Repubblica, non era mai accaduto. E ovviamente la novità era destinata a incidere anche sul ruolo del Presidente della Repubblica, che a differenza di quanto sostenuto da Socci, è sempre stato arbitro, che è figura diversa tanto da quella del notaio quanto da quella del giocatore. 
Praticamente, e in opposizione alla sempre maggiore importanza del ruolo dei Presidenti della Repubblica nel corso dei successivi settennati, questa volta si vorrebbe esautorare Mattarella dal potere di nominare i ministri in collaborazione col Presidente del Consiglio incaricato. Da qui poi l’esplosione del caso Savona, che, qualche giorno dopo aver provocato una specifica nota del Quirinale, ha ieri sera definitivamente cancellato la nascita del “Governo del cambiamento”.
R. È così. Lo dimostra il disappunto, per usare un evidente eufemismo, con cui Salvini ha reagito alla per ora implicita ma chiara intenzione del Presidente di non nominare Savona ministro dell’economia. Non si dica che ci troviamo di fronte a un colpo di coda del vecchio regime di fronte alla volontà del popolo manifestata il 4 marzo. Non solo perché la scelta dei ministri è sempre stata subordinata all’accettazione del Presidente, e mi pare che il popolo italiano non è nato improvvisamente il 4 marzo, ma era ben vivo e presente anche allora, ma anche per la specifica situazione in cui si è trovato Mattarella. Abbiamo letto tutti che lo spread ha toccato picchi inconsueti proprio quando si è diffusa l’ipotesi di Savona all’economia. Cosa doveva fare il Presidente? Poteva avallare una scelta che avrebbe distrutto i risparmi degli italiani solo per un’impuntatura, non del popolo italiano, ma del sig. Matteo Salvini?
Da parte del Presidente incaricato é mancato un colpo d’ala in grado di giungere a una reale mediazione fra le due posizioni che facevano ormai corpo a corpo del Presidente della Repubblica contro il duo Di Maio-Salvini. Ora ci aspettano inevitabilmente nuove elezioni?
R. Al di là  dell’incarico odierno a Carlo Cottarelli, stiamo andando inevitabilmente ad un altro ben più drammatico scioglimento delle Camere.
Giancarlo De Palo