Alla fine, neanche troppo in ritardo, è arrivato il primo colpo del governo Lega-Movimento 5 Stelle al gioco d’azzardo. Una sferzata dritta a uno dei punti focali del settore gambling, la pubblicità. Con una serie di conseguenze che potranno agire sia sui consumatori, realisticamente allontanati dalle immagini promuoventi le scommesse, sia sui media, privati di fondi non indifferenti per il loro sostentamento. Il rischio però è che a guadagnare più di tutti sia il gioco illegale.

Il testo del Decreto Dignità, nella sua sezione dedicata all’industria dell’azzardo, è molto chiaro sui limiti imposti alle aziende. A partire dalla sua entrata in vigore, sarà assolutamente vietata qualsiasi forma di pubblicità al settore, pena multe salate che verranno impiegate nel fondo per il contrasto del gioco d’azzardo patologico. L’unica eccezione è per le lotterie nazionali a estrazione differite, un asterisco che in fondo fa comodo allo Stato, che ne è possessore. Gli altri invece non potranno sponsorizzare manifestazioni ed eventi a partire dal primo gennaio 2019, e dovranno terminare i loro contratti in essere entro il 30 giugno dello stesso anno. Un provvedimento senza precedenti in Europa, come ha fieramente ricordato il Ministro Luigi di Maio. Con conseguenze che potrebbero avere un forte impatto economico sull’economia dell’azzardo, ma non solo.

La questione dei proventi delle sponsorizzazioni e delle pubblicità preoccupa chi riceveva denaro prezioso da aziende di gambling. Oltre ai media, anche la Lega Serie A di basket ha espresso la propria perplessità per la decisione, che può avere effetti molto rilevanti sul budget a disposizione delle squadre nel prossimo futuro. La preoccupazione principale rimane la salute dei cittadini, un’iniziativa lodevole, che però toglie introiti (e inevitabilmente posti di lavoro) sia all’azzardo legale sia a chi riceveva denaro da esso. Un problema che non riguarda la lotteria nazionale, che invece potrà legalmente farsi conoscere dai cittadini. A fine 2017 costituiva circa il 10% della raccolta totale, non una quantità tale da poter essere sottovalutata. Ma soprattutto, togliere la pubblicità e le sponsorizzazioni dai canali di comunicazione significa diminuire la consapevolezza sul tema del gioco d’azzardo legale. Un possibile “assist” all’illegalità, che già sta facendo registrare numeri da non sottovalutare.

L’ultima ricerca pubblicata da “Slots Gratis Online” ha rilevato che il 4,9% degli scommettitori italiani tra i 15 e i 64 anni nel 2017 ha praticato un gioco non autorizzato dalla legge. Soprattutto sono i giovani (tra i 15 e i 34 anni sono il 7,2%) a optare per offerte irregolari, contro il 4,1%. Il problema è che con la diminuzione dell’offerta mediatica si rischia di togliere consapevolezza sul ruolo di AAMS e sulla differenza tra i “.it” e i “.com” online. Tutti vantaggi di cui potrebbe approfittare anche il comparto dei giochi illegali live, spesso gestiti da mafie locali. D’altronde solo il 14,9% ha dichiarato di conoscere le leggi in vigore nel proprio comune sulla materia gambling, mentre ben il 77,1% conosce il divieto di gioco online ai minorenni, buona parte a causa dei messaggi trasmessi in televisione. Lo studio ha poi specificato che il 63,7% dei giocatori non ha speso più di 10 euro in un anno, una cifra che di certo non può spaventare. In calo anche il numero di studenti che partecipano all’azzardo, scesi dall’1,4 milioni del 2008 al milione del 2017. Nonostante le pubblicità, verrebbe da pensare.

 

 

(AS)