Ancora un nuovo partito, una nuova scissione, un nuovo frazionamento della politica italiana: adesso è Matteo Renzi che ufficializza il divorzio dal Pd. Nell’epoca moderna, tutta smartphone e digitalizzazione, Renzi affida la sua comunicazione via social e poi in una lunga intervista, spiegando il perché di tale decisione, che ormai era nell’aria da tempo. Ecco il messaggio inviato via Facebook, per ufficializzare lo scisma:

“Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso. Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa. C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno.
Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà.
Per me c’è una strada nuova da percorrere. Lo faremo zaino in spalla, passo dopo passo.
La politica richiede proposte e coraggio, non solo giochi di corrente. Noi ci siamo. Offriamo il nostro entusiasmo a chi ci darà una mano. Offriamo il nostro rispetto a chi ci criticherà. Ma offriremo soprattutto idee e sogni per l’Italia di domani.
Ci vediamo alla Leopolda.”.

Con Renzi, nella nuova formazione politica andranno una ventina di deputati e una decina di senatori, conti fatti più o meno a spanne. L’ex sindaco di Firenze e ex premier, prima di ufficializzare la scissione, ha chiamato il premier Giuseppe Conte per comunicargli quanto deciso e per rassicurarlo sul suo appoggio al governo (anche se le rassicurazioni renziane, Letta docet, lasciano il tempo che trovano).

TS